Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando aggravato di 380 mila rotoli di tessuto importati illecitamente dalla Cina a Prato, passando per il porto di Genova, intestazione fittizia di 13 società a prestanomi, 177 false bollette doganali, evasioni fraudolente per omesse o infedeli dichiarazione dei redditi ed IVA: questi sono i capi di imputazione a carico di 31 cittadini cinesi ed un italiano, nei cui confronti il GIP del Tribunale di Prato ha emanato, su richiesta della Procura della Repubblica, un’ordinanza di misure cautelari eseguita oggi dalla Guardia di Finanza di Prato. Cinque persone sono finite agli arresti domiciliari, 11 hanno ricevuto obblighi di dimora e sono stati notificati altri 16 divieti di espatrio nei confronti di altrettanti cittadini cinesi residenti a Prato, Genova, Mantova, Napoli, Reggio Emilia e Milano.
Effettuato il sequestro preventivo di 13 società, 24 conti bancari, 19 automezzi e beni aziendali, che si vanno a sommare ai 215 mila rotoli di tessuti già intercettati, per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.
Come sono partite le indagini – Le indagini sono partite venerdi 17 febbraio 2012 da un normale controllo di un tir al Macrolotto 1, che ha scaricato in un capannone un container pieno di 1243 rotoli di tessuto provenienti dalla Cina: i documenti di trasporto, le fatture e le spiegazioni rese sul momento hanno suscitato dubbi nei finanzieri. Da qui sono state approfondite le indagini lungo tutta la filiera di questo canale di approvvigionamento illegale di materie prime destinate alle migliaia di imprese cinesi del “pronto moda”.
E’ stata così accertata l’esistenza di una struttura illecita stabile con competenze di alto livello, capeggiata da un cittadino cinese molto scaltro, ufficialmente dipendente di uno spedizioniere italiano di Genova e un reddito dichiarato di appena diecimila euro l’anno, ma in realtà diventato il “dominus” e l’interfaccia fondamentale nei rapporti tra gli esportatori della madrepatria e gli importatori effettivi dei tessuti di cotone, rayon, e di altre fibre procurati in completa evasione del pagamento dell’IVA.
Come funzionava la frode fiscale – Sostanzialmente, i container carichi di merce arrivavano nel porto di Genova e lì venivano sdoganati in sospensione dell’applicazione dell’IVA (aliquota 20, 21 o 22 per cento a seconda dei periodi), in quanto ufficialmente destinati ad un deposito fiscale, prima di essere rivenduti sul territorio nazionale.
In realtà, l’organizzazione utilizzava per queste operazioni delle società di comodo, vere e proprie “cartiere” dette “missing trader”, ossia imprese intestate a prestanomi prezzolati (5.000 € all’anno di compenso medio), prive di uffici, attrezzature o beni aziendali, che estraevano i beni dal deposito Iva, emettevano autofattura e li trasferivano successivamente a Prato, dove li consegnavano ai reali destinatari, ma poi omettevano di versare l’imposta e di presentare le dichiarazioni, sparendo nel giro di pochi mesi.
Nel settanta per cento dei casi le importazioni, camuffate da falsi depositi IVA, avvenivano a cura di società cinesi di Prato realmente esistenti che però dimenticavano – anch’esse – di versare le imposte e presentare le dichiarazioni annuali, per poi rivendere i tessuti ai laboratori del “pronto moda” senza emettere fatture, oppure rilasciando fatture e documenti di trasporto che una volta arrivati a destino venivano bruciati in un contenitore di metallo.
L’evasione accertata – Complessivamente, dal 2011 al 2013, l’organizzazione ha importato 377.186 rotoli di tessuto stipati in 343 container da 40 piedi, per un valore dichiarato in atti di 8.181.000 euro, evadendo il pagamento di diritti di confine pari a 1.981.000 euro.
12 sono le società di comodo intestate a prestanomi, bloccate con i sequestri odierni.
Le verifiche fiscali nei confronti dei destinatari finali dei tessuti di contrabbando sono tuttora in corso: quelle sviluppate finora su 8 società hanno portato all’accertamento di oltre 20 milioni di redditi evasi e 8,3 milioni di IVA non versata.
Più in generale, proseguono i controlli della Guardia di Finanza finalizzati al contrasto dell’economia sommersa e dei traffici illeciti perpetrati dagli operatori cinesi di Prato, anche mediante altre indagini sulle frodi dei falsi “depositi IVA” che provocano gravi turbative al funzionamento del mercato a danno delle imprese oneste.
L’operazione della Finanza – con arresti e perquisizioni – è scattata nelle prime ore di questa mattina: oltre a numerose pattuglie lungo le strade cittadine ha visto impegnati anche due elicotteri delle fiamme gialle, che hanno suscitato grande curiosità fra i pratesi, visto che i mezzi per decine di minuti hanno sorvolato alcune zone della città.
Guarda il video con le immagini dell’operazione.
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