Un segnale di speranza e di riabilitazione concreta in vista dell’uscita dal carcere: un parterre d’eccezione alla casa circondariale di Prato ha inaugurato questa mattina la nuova sezione universitaria del carcere della Dogaia e, insieme, l’anno accademico 2013-2014 del Polo Universitario penitenziario della Toscana. Un progetto regionale realizzato in collaborazione con gli atenei di Firenze, Pisa e Siena. “ Credo – sono le parole del rettore dell’Università di Firenze Alberto Tesi – che questo possa essere un modo per i detenuti di trovare risposte e crearsi un futuro”; “Senza dubbio il percorso universitario rappresenta uno degli elementi importanti – pensa Vincenzo Tedeschi, direttore de La Dogaia – per realizzare l’inclusione sociale dei detenuti”.
In totale sono 68 i detenuti iscritti all’Università, di cui 10 alla casa circondariale di Prato. Uno strumento formativo che insieme rappresenta una possibilità concreta non solo per affrontare le proprie curiosità, ma soprattutto per costruirsi un futuro al di fuori delle mura carcerarie. “Sto frequentando scienze politiche – racconta Erzen Kasa, detenuto iscritto al percorso universitario e rappresentante degli studenti de La Dogaia – ho scelto la facoltà che ritengo più giusta perché quando sei fuori non ti rendi conto di ciò che fai e di cosa succede. Qui, invece ho avuto modo di fare una riflessione e di aprire i miei orizzonti: ora voglio essere utile, nel mio piccolo, alla società”; “L’università ci permette – gli fa eco Bedri Stafa, anche lui uno studente del polo penitenziario – non solo di riflettere, ma anche di relazionarsi con le persone esterne e di crescere come persone”.
A livello italiano il polo universitario penitenziario della Toscana è il più rilevante in Italia per offerta formativa e numero di docenti e detenuti. Un successo che però non fa dimenticare le gravi difficoltà che vive al momento la situazione carceraria non solo nella nostra regione. Ma il governo è già al lavoro, come ha affermato il Sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. “Il Governo sta lavorando molto sul problema del sovraffollamento carcerario – ha detto – stiamo agendo in più direzioni, con strutture penitenziarie nuove, modernizzate o ampliate e con una grande attenzione sulle misure alternative. Noi crediamo nella certezza della pena, ma anche nella rieducazione, perché se funziona il percorso di rieducazione è testato che i reati non vengono reiterati”.