I sindacati dell’edilizia, di fronte alla diffusa illegalità nei cantieri, gridano con forza il loro dissenso e offrono proposte concrete a chi si appresta a governare la città per i prossimi cinque anni: Cgil, Cisl e Uil di Prato tornano a denunciare il lavoro nero che – soprattutto con la crisi – è cresciuto nel nostro territorio e chiedono che il sistema della contrattazione in anticipo divenga una prassi per tutti gli appalti, sia pubblici che privati, assieme alla scelta delle ditte appaltatrici attraverso l’offerta economicamente più vantaggiosa e non più il massimo ribasso. “Attraverso la contrattazione in anticipo nelle gare d’appalto – spiega Enrico Menici della Filca Cisl – possiamo rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro e la regolarità retributiva e contributiva. Lo abbiamo visto ad esempio con il cantiere della nuova Esselunga, in cui abbiamo fatto firmare la contrattazione d’anticipo al committente e infatti non abbiamo riscontrato nessun tipo di problema”. Inoltre, quello che chiedono i sindacati dell’edilizia è un ripensamento generale del comparto: stop alla cementificazione per sviluppare invece un’attenzione alla ristrutturazione di ciò che già è esistente ma dismesso, verifica di tutti gli edifici scolastici per un adeguamento alle norme vigenti e infine una pianificazione contro i rischi idrogeologici. “Secondo i dati del Cresme – spiega Emilio Testa di Fillea Cgil – attivarsi per prevenire incidenti legati al dissesto idrogeologico costerebbe il 60% in meno rispetto alla spesa che paghiamo per riparare i danni dopo i disastri”. Tutte proposte per permettere all’edilizia di ripensarsi e di ripartire, evitando così che il lavoro nero proliferi: “Sono 1400 i lavoratori alla Cassa Edile – continua Emilio Testa – ma considerando i cantieri aperti e le nostre verifiche sui luoghi di lavori dovremmo essere a circa 1800 unità. Ciò vuol dire che ci sono diffuse situazioni di illegalità”. “Molte sono le partite iva che in buona sostanza sono solo prestatori di manodopera nel cantiere – spiega Francesco Romano di Feneal Uil – o i dipendenti part time che in realtà lavorano anche 60 ore settimanali. La conseguenza di queste situazioni di illegalità è la proliferazione di cantieri in cui le condizioni di sicurezza sono sempre meno applicate”. Un problema che rappresenta un macigno per la sopravvivenza delle ditte “sane” che rispettano la legge e i loro lavoratori: per questo i sindacati chiedono l’intervento della Prefettura di Prato. “In questo quadro – sottolinea ancora Emilio Testa – un ispettore della Direzione Territoriale Lavoro, Luca Ferrari, è stato trasferito da Prato a Firenze, con conseguente depotenziamento sul territorio delle visite ispettive nei cantieri. Vogliamo risposte chiare, prima che la situazione peggiori”.