Carcere per i tre cinesi gestori di fatto del pronto moda Teresa Moda. Arresti domiciliari per Giacomo e Massimo Pellegrini, i due italiani soci della Mgf Immobiliare, proprietaria del capannone di via Toscana. Sono le ordinanze di custodia cautelari eseguite oggi da polizia e Finanza per l’incendio al Macrolotto, in cui lo scorso dicembre morirono sette operai cinesi. I reati ipotizzati sono omicidio colposo aggravato plurimo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravata dal disastro. Ai cinesi, due sorelle e il marito di una di loro, viene contestato anche il favoreggiamento della permanenza di clandestini in Italia.
Per la prima volta le indagini vanno a perseguire anche i proprietari italiani degli immobili: la Procura è convinta di aver dimostrato che erano al corrente dell’assoluta mancanza di condizioni di sicurezza sul lavoro e di aver lucrato sull’affitto dei capannoni. Oltre a quello di via Toscana la società immobiliare aveva affittato a ditte cinesi altri 5 o 6 laboratori: in tutti sono state trovati loculi dormitorio e accertato il mancato rispetto delle norme di sicurezza Il procuratre Tony ha sui luoghi di lavoro. La Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro di un capannone della Mgf Immobiliare; un provvedimento finalizzato alla confisca per equivalente, con l’obbiettivo di colpire i profitti illeciti – 2600 euro al mese – conseguiti con la locazione di un fondo non a norma.
Per i due italiani la misura cautelare è motivata con il pericolo di inquinamento delle prove; mentre ai cittadini cinesi è contestata la possibile reiterazione del reato: i tre stavano per aprire un altro pronto moda in via val d’Aosta, anche questo – come Teresa Moda – intestato a un prestanome.
I sette operai cinesi morirono carbonizzati, sorpresi all’alba dalle fiamme mentre dormivano nei soppalchi in legno e cartongesso costruiti abusivamente nella fabbrica. Soltanto due operai e i due gestori di fatto dell’azienda presenti al momento del rogo riuscirono a fuggire, uno dei quali rimase ferito.
Nel capannone mancavano uscite di sicurezza, estintori, maniglioni antipanico, o come recita l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip: “Le violazioni accertate sono così gravi e onerose che non vi è da chiedersi quante norme siano state violate, ma quante piuttosto ne siano state rispettate”.
I dieci operai lavoravano quasi tutti a nero per 14/16 ore al giorno, anche di notte, senza riposo settimanale.
L’avvocato Alberto Rocca, difensore dei due indagati italiani, ha già presentato istanza di libertà al Tribunale del Riesame: “La misura cautelare, prevista per un mese, si basa sul presunto obbligo giuridico di vigilare su un proprio bene da parte del proprietario – afferma il legale -. E’ una tesi che non condividiamo e che è stata già bocciata da numerose sentenze”.
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