«È doveroso da parte nostra raccogliere questa richiesta d’aiuto, è gente che scappa dalla guerra, dalla sofferenza e dalle persecuzioni, non potevamo dire noi non ci siamo». Questo pomeriggio il vescovo Agostinelli ha portato il suo saluto ai quaranta profughi siriani ospitati alla Villa del Palco. Con lui anche il prefetto Maria Laura Simonetti, chiamata dal Ministero dell’Interno a gestire l’emergenza. Mons. Agostinelli è stato due volte in Siria e conosce molto bene Aleppo, città di provenienza di alcuni di loro, e attraverso l’interprete ha raccontato questa esperienza.
Villa del Palco rimarrà disponibile fino al 27 marzo, poi il gruppo sarà trasferito in una nuova struttura, sempre sul territorio pratese. Questo pomeriggio si è tenuta una riunione in prefettura, alla presenza di tutte le istituzioni locali, proprio per organizzare l’accoglienza dei prossimi giorni. Probabilmente sarà la Cooperativa Pane e Rose a firmare la convenzione con il Ministero per la gestione della permanenza dei profughi a Prato. Ancora non è stata individuata la prossima sistemazione perché occorre capire se dividere o no il gruppo. A deciderlo sarà il Prefetto dopo aver ascoltato il parere degli assistenti sociali. Lunedì inizieranno le procedure per l’identificazione e la raccolta delle impronte digitali. È molto probabile che tutti facciano la richiesta di asilo politico. Nessuno però sembra intenzionato a rimanere a Prato, molti hanno già espresso il desiderio di raggiungere la Germania, l’Olanda, la Svezia, qualcuno vorrebbe andare a Milano e Torino.
Il primo giorno pratese dei profughi però è iniziato con qualche difficoltà, questa mattina un uomo di 63 anni ha accusato un forte malore ed è stato trasportato dal 118 in ospedale per accertamenti. Nelle ultime ore le sue condizioni sono migliorate e già questa sera potrebbe tornare al Palco. Gli altri, nonostante qualche diffidenza iniziale, hanno iniziato a raccontare il loro viaggio, durante il quale hanno vissuto momenti di paura. La barca utilizzata per la traversata dalla Tunisia ha iniziato a imbarcare acqua e ha rischiato di affondare, per questo motivo sono stati costretti a liberarsi dei loro bagagli e degli effetti personali. A Prato sono arrivati nove nuclei familiari, ci sono 14 bambini – il più piccolo ha 8 mesi –, le donne sono 21. Sono tutte persone benestanti, tra di loro ci sono un ingegnere, un infermiere e anche una giornalista con la figlia, che ha perso il marito a causa della guerra. Sono tutti scappati da un conflitto, che ancora, nonostante il silenzio dei media, sta imperversando in Siria. Una donna, di 66 anni, la più anziana del gruppo, ha detto che tra i suoi familiari conta più di 60 morti.