Una delegazione del Comitato Ambientale di Casale e del Comitato Qualità della vita di Ponte dei Bini ha incontrato l’assessore provinciale all’Ambiente Stefano Arrighini e la presidente di Circoscrizione, Luisa Peris, per esporre le complesse criticità presenti nella zona del Calice. E’ stata evidenziata l’assoluta carenza di servizi essenziali come l’acquedotto e il metano in via Argine del Calice e il sistema fognario anche in Via Casale e Fatticci. Sono stati posti interrogativi sull’attività del depuratore, che in occasione di pioggia “immette direttamente i liquami non depurati nei torrenti Calice e Calicino con il reale rischio di inquinamento della falda e dei terreni coltivati con verdure a foglia larga, peraltro commercializzate nei supermercati e nei mercati della zona”. Da notare che proprio questa immissione di acqua non depurata da parte del by/pass del depuratore, è spesso “concausa delle tracimazioni del Calicino”. Su questi punti sia l’assessore Arrighini che la presidente Peris si sono impegnati a controllare l’autorizzazione del produttore di verdure ad attingere dal Calicino, a canalizzare a Le Vanne gli sversamenti del depuratore nonché a trasmettere all’Arpat e all’ASL quanto segnalato in merito al livello d’inquinamento delle acque di superficie e di falda. Naturalmente era stata segnalata la criticità più acuta, cioè il rischio idraulico che è legato alle frequenti esondazioni nella zona dei torrenti Calice e Calicino. Purtroppo l’ondata di piena del Calicino si è scaricata nell’area per la seconda volta nello stesso mese di gennaio e ha fatto danni nelle abitazioni della zona.
“Gli abitanti dell’area – spiega il comitato – vivono continuamente in apprensione durante ogni giornata piovosa, per cui occorre trovare una risoluzione definitiva del problema. E’ evidente che la zona viene utilizzata come cassa di espansione di ultima istanza, ma ciò è inaccettabile specialmente dai residenti che hanno recentemente acquistato immobili di nuova costruzione o ristrutturazione, ricevendo l’abitabilità anche al piano terreno degli stessi. Innanzitutto chiediamo alle istituzioni di aiutare economicamente i residenti che hanno subito danni materiali, ma poi occorrerà potenziare le casse di espansione, manutenere e monitorare lo stato degli argini e cessare il consumo di terreno agricolo, che è la principale causa del recente aggravamento del rischio idraulico”.