450 tonnellate di tessuti, pari a 16 container, importati dalla Cina e privi di etichettatura obbligatoria sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Prato in un magazzino di via Vannucchi, al Macrolotto Due. Si tratta di un’azienda cinese di commercializzazione di prodotti tessili, all’interno della quale lavoravano a nero tre persone, tra cui un magazziniere italiano. Il titolare della ditta sarà multato dalla Camera di Commercio e se vorrà evitare la confisca dei beni, del valore di 3 milioni di euro, dovrà sottoporre i tessuti a prove che ne attestino la qualità e la composizione, apponendo l’etichettatura prevista dalla legge. Il controllo è scaturito dall’analisi delle banche dati della Finanza, e da una serie di sopralluoghi che hanno documentato l’ingente quantità di materiale movimentata dalla ditta. L’azienda sarà ora sottoposta a ispezione fiscale, finalizzata soprattutto ad interrompere la filiera di ingresso dei tessuti illegali che arrivavano dalla Cina aggirando le dogane spagnole.
I tessuti sequestrati, destinati al confezionamento di capi d’abbigliamento, non erano accompagnati da alcuna certificazione o etichettatura di origine e composizione, in violazione delle norme comunitarie. Due gli obbiettivi dell’operazione della Finanza: da una parte garantire il consumatore finale che, per motivi sanitari, deve essere certo della qualità del tessuto da indossare; dall’altra reprimere fenomeni di concorrenza sleale tra aziende, dovuti all’abbattimento dei costi industriali legati al controllo qualità.