C’è anche Antonello Giacomelli fra i 136 che hanno votato sì alla risoluzione della direzione nazionale del Partito Democratico che parla di un nuovo governo affidato agli organi dirigenti usciti dal congresso, fra cui naturalmente il segretario Matteo Renzi. Un atto che di fatto sfiducia il premier Enrico Letta che domani salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni.
«Era necessario aprire una fase politica nuova – dice Giacomelli contattato dalla nostra emittente – Enrico ha ben lavorato ma dopo la spaccatura del centrodestra e poi di Scelta civica il quadro politico era ulteriormente cambiato ed era chiaro che il Pd era chiamato ad una assunzione di responsabilità piena: guidare direttamente il processo costituente. Non si tratta di una sfida tra ambizioni personali ma dell’assunzione di un rischio grande ma fondamentale per il futuro dell’Italia: o andare al voto ora con questa legge elettorale e il rischio grave di ricadere nell’ingovernabilità o avviare da protagonisti un processo di riforme, quelle attese da decenni. Certo, me ne rendo conto, è un azzardo, ma il partito, responsabilmente, era chiamato a compierlo”. Ma che differenza c’è, facciamo notare, visto che comunque Enrico Letta era il vicesegretario del partito, al momento dell’incarico? Non era questa già un’assunzione di responsabilità ad opera del partito? “La differenza – risponde Giacomelli – sta nella genesi del Governo Letta, “un governo di servizio” nato tra mille difficoltà, come ci ricordiamo bene. Ora, invece, per guidare un processo effettivamente costituente, c’è bisogno di un governo politico. Ed è quello che il Pd intende realizzare da oggi”.
E Enrico Letta? «In questa legislatura così travagliata in tanti, a partire da Bersani, hanno dovuto mettere da parte il proprio ruolo e le pur legittime aspirazioni, per un bene più grande».
Ma il vostro elettorato e l’opinione pubblica capirà? «Contribuiamo noi stessi, me ne rendo conto, ad una difficile comprensione, alimentata anche dalle semplificazioni che vanno per la maggiore tra i media. La gente capirà, perché si rende conto che stavamo vivendo un passaggio delicato di stallo, quando invece l’Italia ha bisogno urgente di sbloccare le riforme e l’economia. D’altra parte il Pd è compatto nel voto della direzione: anche la minoranza ha concordato largamente. Mi auguro che la comprensione piena di questa decisione possa avvenire con il compimento del processo che oggi abbiamo avviato, ovvero l’approvazione delle riforme necessarie a questo paese. Sono comunque convinto che Renzi saprà spiegare bene all’elettorato e all’opinione pubblica il senso di questa operazione”.
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