15 Febbraio 2014

Il dramma di un uomo che ha perso tutto: “Senza casa né lavoro sono un fantasma”


Il settimanale Toscana Oggi – La Voce di Prato, in edicola questa mattina, ha pubblicato una lunga lettera, non firmata, arrivata in redazione. È il grido disperato di un uomo che si definisce più volte un «fantasma». Per colpa della crisi ha perso prima il lavoro, poi la famiglia e con essa una casa dove vivere.
Facendo l’autore riferimento alla Caritas diocesana, proprio con gli operatori di quest’ultima abbiamo verificato l’attendibilità della lettera. Avendone avuto conferma, abbiamo deciso di pubblicarla mantenendone l’anonimato. Riteniamo giusto far emergere così una situazione che purtroppo coinvolge persone che abitano vicino a noi, accanto a noi. E spesso non le vediamo perché invisibili.

Gentile redazione di Toscana Oggi,
vi scrivo questa storia perché almeno qualcuno sappia.
Io sono un’ombra, un fantasma, da sette anni non ho più un lavoro regolare. Quando chiuse l’azienda dove lavoravo ho avuto due anni di mobilità, sono stati sfruttati da due aziende che poi, ovviamente, una volta finito il contratto ed i benefici, non mi hanno assunto definitivamente. Capita spesso purtroppo. Poi vari lavori con agenzie interinali, lavori sempre con contratti troppo brevi, sempre più brevi, sempre più distanti l’uno dall’altro. Ero sposato, ho una figlia, ma questa situazione ha portato alla rottura della famiglia, la separazione prima, il divorzio poi.
Mia figlia vive con la madre. Io ho tentato tutto per risollevarmi, ma non ce l’ho fatta, travolto da una crisi sempre più forte. Ho più di 50 anni, non sono in mobilità (non più oramai), oppure in cassa integrazione, sono disoccupato e basta, uno dei tanti.
Ad un certo punto non ho più potuto pagare l’affitto di casa. Con gli ultimi soldi ho comprato un vecchio camper ci ho vissuto per due anni, ma non sapevo che avrei perso la residenza.
Mi sono rivolto agli assistenti sociali, ma prima dovevo riottenere la residenza. Loro lo chiamano «riemergere». Ero scomparso, non esistevo più per niente e nessuno.
Grazie a un servizio di aiuto alle famiglie della Pubblica Assistenza, ho conosciuto una persona che aveva un fondo commerciale in centro storico che era sfitto da lungo tempo e mi ha fatto un contratto di affitto. Ovviamente prima sono andato all’anagrafe ed ho spiegato la mia situazione al direttore che ha deciso di concedermi la residenza in un fondo commerciale.
Praticamente una stanza vuota con un bagno. Lo ha fatto per farmi «riemergere» e pensando che la cosa fosse temporanea, con la speranza che trovassi uno sbocco. Così doveva essere. Ma poi i vigili mi hanno portato via il camper perché si sono accorti che aveva l’assicurazione scaduta ed io sono dovuto rimanere ad abitare in quell’unica stanza senza niente, solo un materasso per terra, una cucina con una bombola del tipo da campeggio, un tavolo, una sedia e basta. Solo per avere un posto dove stare. Poi quando ho avuto l’assistente sociale, questi mi ha dato un contributo economico di 200 euro, che mi sono serviti a malapena per pagare le bollette.
Ma per fortuna c’è la Caritas. Loro mi hanno dato la tessera dell’Emporio e mi hanno trovato un lavoro in una pizzeria per tre mesi. Poi la pizzeria ha chiuso (nel settembre del 2013).
Ho cercato lavoro in altre pizzerie, sono andato nelle agenzie, guardo gli annunci della Fil. Ma sono stanco. Il proprietario del fondo si lamenta, doveva essere una cosa momentanea, solo per farmi avere la residenza, invece ci abito e non pago o perlomeno non gli do un affitto regolare. Io vorrei pagare, ma devo pagare le bollette, la spazzatura, addirittura mi è arrivata una lettera da Equitalia che mi chiede di pagare il canone sulla tv.
Sono stanco. Sono solo, anche se ho i genitori che abitano qui a Prato, ma non possono e non vogliono aiutarmi. Sono sempre stati freddi, chiusi ed egoisti. Sono pensionati e tirano avanti con fatica.
La mia ex moglie dopo il divorzio si è ricostruita una vita, mia figlia vive con lei, ha un fidanzato che l’aiuta come può.
(…) Adesso non ho più niente, non ho un lavoro, non ho soldi. Per questo ho deciso di scrivervi perché sono un fantasma, un’ombra e se scomparirò nessuno si accorgerà della mia mancanza. Con mia figlia ho un buon rapporto, ma non ci vediamo né ci sentiamo tutti i giorni, ci sentiamo ogni tanto.
(…) Chi non ha niente da perdere come me è perché ha già perso tutto, anche la speranza, il sogno, la dignità. Per questo vi ho scritto, per sfogarmi, per raccontare la mia storia a qualcuno, per farvi sapere e capire che esistono persone come me, fantasmi senza famiglia, senza niente, fantasmi in pena che si aggirano per la strada, nessuno li nota perché non hanno nessuno che si interessi a loro. Prima di concludere questa lunga lettera, che può sembrare confusionaria, è forse lo è, vorrei ringraziare delle persone. Voglio ringraziare la Caritas, i suoi operatori, se non fosse per loro, che mi hanno dato la tessera dell’Emporio per fare la spesa, mi hanno trovato un lavoro, anche se solo per tre mesi, che mi ha permesso di sopravvivere un po’.
Io sarò una delle tante persone che ogni anno scompaiono nel nulla, tanto sono già un fantasma. Ma almeno prima di scomparire ho detto la mia storia a qualcuno.
Pregate per me, ne avrò bisogno.
Grazie per aver letto, fino in fondo, la mia storia.

Lettera non firmata
Prato

Commenti
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