Si chiama Chen Chang Zhong, ha 39 anni, viene dalle campagne di He Nan e la mattina del 1° dicembre dormiva in un loculo al piano terra del capannone lager “Teresa Moda” di via Toscana al Macrolotto. In fabbrica erano in dodici, lui è uno dei cinque sopravvissuti, e di quella giornata porta ancora i segni sul corpo. Chen ha rilasciato una intervista a Repubblica Firenze, nella quale ha ripercorso quei tragici momenti. “Mi sono salvato perché mi trovavo in basso coi titolari della ditta, quelli che erano al piano di sopra sono rimasti tutti intrappolati. Ho sentito gridare: brucia, brucia. Mi sono svegliato all’improvviso e sono corso fuori, c’era fumo ovunque, la porta non si apriva non si riusciva a respirare. Ho tentato tre volte, poi ce l’ho fatta”.
Nell’intervista Chen racconta di “sentirsi un fantasma”, di avere perso tutto nell’incendio: vestiti, scarpe, documenti, ma di volere “restare a lavorare in Italia”. Chen ha un pensiero anche per la titolare dell’azienda che dopo essere sopravvissuta la rogo, è scappata. “In Cina quando un datore di lavoro ti prende con sé, deve provvedere non solo allo stipendio ma anche a vitto, alloggio, problemi quotidiani. Soprattutto, se capita una disgrazia o un incidente il titolare deve rimediare, sistemare le cose. Questa donna invece è scappata senza neppure darci l’ultimo stipendio”.
Nel link il servizio completo di Repubblica Firenze
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