Domani, 19 gennaio, gli abitanti di Vaiano, Vernio e Cantagallo si potranno esprimere sull’ipotesi di fusione dei tre comuni valbisentini. La consultazione popolare si terrà, dalle ore 8 alle ore 20, nei 14 seggi dislocati in tutta la Vallata. Potranno votare i residenti nei tre comuni, compresi i cittadini stranieri, che abbiano compiuto i 16 anni di età. Gli elettori dovranno portare con sé un documento di identità in corso di validità e recarsi al seggio assegnato, consultabile sul sito dell’unione dei comuni. Gli abitanti di Vaiano e di Vernio avranno a disposizione due schede: la prima chiede se si è favorevoli alla fusione dei tre comuni valbisentini in un unico municipio; la seconda scheda chiede se si è favorevoli alla fusione con il solo Comune di Cantagallo.
I residenti di Cantagallo avranno tre schede: una per esprimere il parere all’ipotesi di fusione dei tre comuni; e le altre due schede per dire sì o no alla fusione con un solo Comune: Vaiano oppure Vernio.
La consultazione, che non prevede quorum, servirà a capire l’orientamento dei cittadini. In caso di sì alla fusione, i tre sindaci che saranno comunque eletti la prossima primavera, potranno chiedere alla Regione di indire un nuovo referendum, che dirà la parola definitiva sul riassetto delle istituzioni.
Qualora il comune unico divenisse realtà, si andrebbe verso l’abolizione dell’Unione dei Comuni. Ci sarebbe un unico sindaco e una sola giunta.
I favorevoli alla fusione, oltre che sul taglio dei costi della politica, puntano sugli incentivi previsti dalla Regione e dallo Stato: ogni Comune che si fonde può contare oggi in Toscana su 250 mila euro l’anno di maggiori contributi regionali, per cinque anni, fino ad un massimo di un milione di euro per fusione. A cui si aggiungono i finanziamenti dello Stato, calcolati in 800 mila euro l’anno per 10 anni (ovvero il 20% dei trasferimenti erariali del 2010), e l’esenzione per 3 anni dal patto di stabilità, che consentirebbe di far ripartire gli investimenti finora bloccati.
I contrari alla fusione temono per la perdità di autonomia e di rappresentatività e contestano la nascita di un maxi-comune, tra i più estesi in Italia per superficie (196° posto sugli 8 mila municipi italiani), con un territorio particolarmente fragile.
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