Falsi certificati di residenza a cinesi: 11 arresti. C’è anche una dipendente del Comune – VIDEO
Favoriva il rilascio di falsi certificati di residenza ad immigrati di origine cinese e in cambio otteneva una tangente. Con questa accusa è stata arrestata Angela Olivieri, 51enne dipendente del Comune di Prato impiegata all’ufficio Anagrafe di piazza cardinale Niccolò. Assieme a lei sono state tratte in arresto altre 10 persone, finite nel mirino dell’indagine condotta da Guardia di Finanza e polizia municipale. Le ordinanze di custodia cautelare riguardano sia italiani che cinesi che avevano organizzato una associazione che nel giro di otto mesi ha incassato fra i 180mila e i 450mila euro. Fra gli italiani arrestati, oltre alla Olivieri, c’è pure P.I., classe 1954, ex dipendente del Comune licenziata qualche anno fa per “assenteismo” e i due figli di quest’ultima rispettivamente di 36 e 25 anni. Poi 7 cinesi ai quali i connazionali si rivolgevano fornendo loro passaporti e permessi di soggiorno e pagando tangenti da 600 a 1.500 euro, necessari per procedere all’iscrizione all’Anagrafe comunale di Prato. I 7 cinesi canalizzavano le richieste alla promotrice-capo dell’associazione (l’ex dipendente comunale licenziata) che poi incaricava Olivieri di accettare le domande così come erano state presentate.
Oltre agli undici arrestati, ci sarebbero pure circa 15 indagati, alcuni anche italiani. E fra questi c’è anche chi metteva a disposizione i falsi indirizzi di residenza.
Dalle indagini è emerso che almeno 300 cittadini cinesi hanno usufruito dell’associazione per avere i documenti. I soldi delle tangenti sono finiti ad alcuni loro connazionali che, dopo aver requisito i passaporti agli immigrati, giravano parte del compenso ai soci italiani.
L’indagine è partita parte da un controllo interno di un dirigente comunale, responsabile dell’Ufficio Anagrafe, che ha denunciato i comportamenti “anomali” di una dipendente addetta allo sportello. Da qui sono scattate le attività di polizia giudiziaria, attraverso riscontri ad opera della Polizia Municipale, e lo sviluppo di indagini tecniche da parte della Guardia di Finanza, che hanno consentito di individuare un gruppo criminale italo-cinese che sfruttava questo canale fornito dalla “dipendente infedele dell’Anagrafe” per gestire in modo sistematico e completamente inquinato l’affare delle residenze false, richieste da stranieri della comunità cinese da poco arrivati in Italia.
Olivieri, la dipendente comunale, evitava sia di attivare la Polizia Municipale, per i controlli sulla effettività della dimora, sia di far firmare, in tempo reale, le dichiarazioni di residenza presentate, vista l’assenza dei richiedenti all’atto dell’iscrizione, utilizzando indirizzi di comodo (anche 10 persone per ogni recapito ufficiale) e rilasciando certificazioni e carte di identità ai cinesi neo-pratesi.
Contemporaneamente sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari nei confronti dei 300 cinesi falsi residenti, anche al fine di vagliare la loro posizione lavorativa e/o imprenditoriale e i titoli di legittimazione a permanere sul territorio dello Stato.
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