Anche il proprietario italiano del capannone di via Toscana è stato iscritto nel registro degli indagati per la morte dei sette operai cinesi vittime dell’incendio di domenica scorsa. I reati di cui dovrà rispondere in concorso, fatta eccezione dello sfruttamento di manodopera clandestina, sono gli stessi addebitati ai quattro cittadini cinesi già indagati: disastro colposo, omicidio colposo plurimo, omissione dolosa di tutela. L’ipotesi su cui si potrebbe basare il provvedimento della Procura è il concorso di cause indipendenti nei reati.
A pesare sul proprietario sarebbero anche le carenze strutturali del capannone citate dallo stesso ministro Giovannini nella sua relazione alla Camera: oltre agli abusi edilizi per la realizzazione di dormitori, i vigili del fuoco hanno rilevato l’assenza di misure come uscite di sicurezza e maniglioni anti-panico. Gli altri quattro indagati sono Li Jianli, la donna cinese formalmente titolare della confezione Teresa Moda, residente a Roma e tuttora irreperibile, e i tre connazionali, gestori di fatto dell’attività.
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