Quattro cittadini cinesi, ovvero la titolare del pronto moda e i tre connazionali ritenuti i gestori di fatto della ditta, sono stati iscritti nel registro degli indagati per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, omissione dolosa di tutela e sfruttamento di manodopera clandestina. L’inchiesta è appena agli inizi e non è escluso che anche i proprietari del capannone, riconducibili ad una società immobiliare, possano essere chiamati a rispondere qualora venga accertato la conoscenza delle gravi irregolarità, da un punto di vista della sicurezza sui luoghi di lavoro.
All’interno della fabbrica di via Toscana, in cui hanno perso la vita sette cittadini cinesi, erano stati ricavati dei loculi dormitorio, una cucina abusiva, ed erano assenti misure antincendio, come maniglioni anti-panico e uscite di sicurezza.
Intanto, procede con difficoltà l’identificazione delle vittime. La seconda vittima è stata riconosciuta dal marito grazie ad un catenina che portava addosso, mentre il primo morto era un clandestino.
Intanto migliorano le condizioni dei due feriti ricoverati all’ospedale di Prato. I due uomini, che potrebbero essere (assieme alla moglie di uno di loro) i gestori di fatto dell’attività, sono arrivati all’ospedale con un’intossicazione da monossido (senza alcuna ustione) di gravità tale da creare un ”appesantimento” delle funzioni respiratorie. Uno dei due uomini è in “significativo miglioramento”, non è più intubato e respira autonomamente. L’altro è ancora intubato ma sta migliorando. E’ stata invece dimessa ieri la moglie di uno dei due uomini, fa sapere ancora la Asl, che presentava problemi respiratori.
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