Pace, serenità, unità e impegno: I quattro auguri del Vescovo Agostinelli ai pratesi


Come si fa a parlare dell’annuncio di gioia e di pace del Natale in un mondo dove non c’è né gioia né pace? Il Censis dice che l’Italia è diventata un paese triste; le persone mi chiamano, mi scrivono per raccontarmi il loro dolore, la paura di perdere il lavoro. E ancora: la tragedia dei sette cittadini cinesi del Macrolotto che ci ha sconvolti tutti. La gioia dov’è?
Motivi di preoccupazione ce ne sono tanti, certo. Ma non possiamo fermarci qui, pensare che la vita sia solo questo. Ecco allora che per questo Natale vorrei rivolgermi a tutti, ai credenti e ai non credenti (la Chiesa è per il mondo intero, indipendentemente dalla cultura, dall’etnia e dalla fede) e fare quattro auguri: pace, serenità, unità e impegno.
Pace. Questa parola sintetizza i nostri sogni, i nostri desideri e progetti. Nessuno di noi si rassegni a quello che pare ineluttabile, a un mondo che ci sovrasta con la sua negatività. La pace è l’aspirazione che ci deve guidare per combattere una battaglia umana e cristiana.
Serenità. Il mio augurio è quello di ritrovare la dimensione più personale, più intima, nelle nostre relazioni: se il mondo intorno a noi è difficile, occorre che i rapporti fra persone tornino a essere possibili, anche all’interno delle famiglie dove ci sono muri e mutismi talvolta inesorabili.
Unità. Siamo davanti a tanti problemi di portata così grande che rischiano di non essere risolti se non creiamo una sinergia di intenti.
Impegno. Questo è un augurio di impegno operativo: non possiamo pensare di aspettare sempre qualcosa dagli altri. Raccogliendo il dolore delle tante persone in difficoltà, avverto talvolta un senso di impotenza davanti a questi problemi, l’impossibilità di dare risposte immediate. Ma vogliamo e dobbiamo rimboccarci le maniche. E l’augurio è questo che tutti noi possiamo farlo.
Mi soffermo ancora sulla tragedia dei lavoratori cinesi al Macrolotto. L’annuncio del Natale è fattibile nella misura in cui non è disgiunto dall’assunzione di una responsabilità. Non sono mancati gli impegni da parte di tutti, da parte delle autorità e delle istituzioni, ma qualche passo ulteriore serve. Lo deve fare anche la Chiesa, con un ulteriore sforzo di integrazione, di incontro per creare dialogo e amicizia. Vogliamo e dobbiamo affermare una dignità diversa anche in coloro che non ne sentono la necessità perché nati in un diverso contesto culturale.
La gioia del Natale non è possibile infatti senza dignità, rispetto, libertà, giustizia. E la gioia è un dovere, cui ci richiama il Papa stesso che ha appena scritto l’esortazione Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo. Non è un invito di maniera, fatto tanto per fare, questo. Di tempi tristi e duri la nostra gente ne ha conosciuti sempre. E ne è venuta fuori con grinta e sacrificio. Uscire da certe situazioni non avviene per forza d’inerzia ma solo se si è disposti a pagare un prezzo. Per i credenti questo ha un valore ancora più pressante, in nome di una fede che professiamo e che vogliamo onorare: nella fede troviamo motivi di speranza anche dove queste sembrano vacillare.
Che il Signore ci trovi uniti in questo senso. Che la società pratese sia unita per costruire un mondo diverso, un mondo nuovo. Sotto il ghiaccio ci sono i semi di speranza che vogliamo coltivare perché possano essere i fiori della nuova primavera. Buon Natale a tutti.

Franco Agostinelli
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