Un presidio di protesta all’ingresso del nuovo ospedale per affermare che il personale sanitario è insufficiente a garantire l’assistenza ai pazienti secondo il nuovo modello di cura. Con questa manifestazione, in programma mercoledi 11 dicembre dalle 11 alle 15, i sindacati confederali e la Rsu aziendale chiedono il mantenimento e la stabilizzazione dei 130 infermieri e operatori socio-sanitari precari.
“La maggior parte di loro lavora al nuovo ospedale e ha acquisito competenze in reparti chiave come il pronto soccorso, medicina, geriatria – afferma Massimo Rasile della Funzione pubblica Cgil -. La Asl ritiene che con il nuovo modello assistenziale il personale sia sufficiente e che una parte di questi contratti non debbano essere rinnovati. Noi invece siamo di parere opposto: il personale sanitario è sottoposto a uno stress che sta facendo aumentare le malattie; ci sono lavoratori che hanno accumulato oltre 100 giorni di ferie. Basta che in un reparto si ammalino due persone e l’intera organizzazione è in difficoltà a dare risposte ai cittadini”.
Dei 130 contratti precari (di cui 100 a tempo determinato e 30 interinali), 66 sono stati assunti lo scorso aprile per far fronte al trasferimento nel nuovo ospedale e al piano ferie.
“Tra novembre e dicembre erano in scadenza 40 contratti. Soltanto pochi giorni fa la Asl si è accorta che la mancata proroga avrebbe causato grossi problemi e ha cambiato idea, accordando 25 rinnovi, di cui 19 a tempo determinato per sei mesi, e 6 interinali per un mese” – spiega Massimo Cataldo della Fp-Cisl.
Tra le richieste dei sindacati ci sono una migliore organizzazione del lavoro e il rispetto dei diritti contrattuali (ferie, turni, sicurezza, maternità, legge sull’assistenza familiare ai disabili) messi a repentaglio dalla carenza di personale.
“Chiediamo che venga aperta una discussione sul nuovo modello organizzativo e viogliamo conoscere le previsioni della pianta organica in riferimento ai posti letto e alla complessità di cura” – afferma Patrizia Pini della Uil Fpl, che sottolinea anche l’esigenza di maggiori investimenti in formazione: “Ci vengono segnalati trasferimenti di personale sanitario, dalla mattina alla sera, senza che sia stata fatta la dovuta formazione e informazione” – spiega Pini.
“La Asl sostiene che numericamente il personale è sufficiente e che l’organizzazione funziona – dice Andrea Monni della Rsu -. Purtroppo funziona solo se non ci sono ferie, permessi, maternità e malattie. Per adesso il nuovo modello ad alta intensità di cure è soltanto teorico: sembra di essere ancora al vecchio sistema”.
Dario Zona