«Ci piacerebbe che alla messa fossero presenti tutti coloro che hanno indossato almeno una volta il “fazzolettone”». Paolo Gallina e Silvia Bettazzi, responsabili dell’Agesci di Prato, chiamano a raccolta tutti gli scout per festeggiare i novant’anni dalla nascita del movimento in città.
«Una volta scout si è scout per sempre», dicono in tutto il mondo i ragazzi e le ragazze in pantaloni corti, e così questo sabato, 14 dicembre, potrebbe essere davvero un mega raduno. Alle 17,30, nella chiesa della Sacra Famiglia, parrocchia retta dall’assistente diocesano dell’Agesci – associazione guide e scout cattolici italiani – don Alessandro Bigagli, si celebra una messa in ricordo di quel giorno d’inverno del 1923 quando nacque il primo nucleo di scout pratesi. «Invitiamo gli amici a portare il “fazzolettone”, il tradizionale foulard che gli scout portano al collo, perché al termine della celebrazione rinnoveremo tutti insieme la nostra Promessa», dicono Silvia e Paolo.
Nell’occasione si tiene un altro tradizionale appuntamento: la distribuzione della Luce di Betlemme, la fiammella proveniente dalla grotta della Natività, che nel periodo d’Avvento viene portata, proprio dagli scout, in tutto il mondo. «Ci è sembrato opportuno unire questi due eventi, l’anniversario e l’accoglienza della Luce – spiegano Paolo e Silvia – perché la passione che anima gli scout è davvero come quella di una fiamma, che in tutti questi anni si è alimentata per arrivare ai nostri giorni».
Oggi nella Zona di Prato – il nome del raggruppamento provinciale – ci sono otto gruppi, sei in città e due fuori, a Vaiano e Carmignano. In tutto, tra capi e ragazzi – dagli 8 ai 20 anni – sono 800 coloro che a Prato fanno attività scout, «ma quelli che hanno indossato negli anni un “fazzolettone” sono molti, molti di più», aggiungono i due responsabili. Alla messa hanno garantito la loro presenza il Masci (movimento adulti scout) e l’Associazione Don Renato Chiodaroli, creata dai «figli spirituali» dello storico assistente ecclesiastico dell’Agesci di Prato.
Tornando alla storia dello scautismo in città, possiamo dire che fu la basilica delle Carceri la prima casa dei ragazzi in pantaloni corti. Nel 1923 l’allora vescovo di Pistoia e Prato, mons. Gabriele Vettori, accettò la richiesta dell’arciprete delle Carceri mons. Franco Franchi di dar vita a un gruppo Asci (Associazione Scautistica Cattolica Italiana) sorta in Italia nel 1916. Furono i giovani del circolo Toniolo, tra questi Leopoldo Pieragnoli e Ennio Biagiotti, i primi capi, al tempo si chiamavano istruttori. Prima della soppressione ordinata dal regime fascista nel 1928, che vedeva nel movimento scout un forte antagonista all’Opera Nazionale Balilla, i gruppi erano tre, ospitati nelle parrocchie delle Carceri, Cattedrale e Sant’Agostino. Uniformi e fazzolettoni rimasero in un cassetto, anche se le attività continuarono in modo clandestino, fino al 1943. Gli scout riuscirono a tornare anche grazie all’aiuto di molti sacerdoti, tra questi ricordiamo: don Marco Pacinotti, don Milton Nesi, don Enzo Coppini, don Otello Pretelli, don Aldo Fazzini, don Idilio Giovannelli, don Marcello del Gigia e don Alfio Bonetti. Citiamo anche due sacerdoti storici dello scautismo pratese, padre Stefano Antolini, il carmelitano che fondò il gruppo in San Francesco, tutt’ora esistente, e don Renato Chiodaroli, guida spirituale degli scout fino alla morte nel 1999.