Per una giornata Prato è stata il capoluogo toscano della donazione di sangue. Ieri, presso la sede della Misericordia in via Galcianese, si è tenuto il meeting regionale dei giovani donatori della Fratres. Ottanta i ragazzi partecipanti, dai 18 ai 35 anni, provenienti dalle tante sezioni sparse per la Toscana. «Leghiamoci», il titolo dell’incontro, una parola scelta per ribadire l’importanza del sentirsi e del fare squadra.
La Fratres, fondata negli anni ’50 dalla Confederazione delle Misericordie d’Italia per sensibilizzare la popolazione alla donazione di sangue, conta nella nostra regione 302 gruppi associati per un totale di 61mila donatori e 76mila sacche di sangue donate nel 2012: un risultato di tutto rispetto, ma che senza dubbio lascia sperare per obiettivi ben più ambiziosi.
E proprio per concordare nuove strategie è stato organizzato il meeting regionale, un palcoscenico dei giovani per i giovani, dove conoscersi, imparare e unire le forze per un obiettivo comune.
“Non posso che essere emozionato di fronte a così tanti ragazzi! – ha dichiarato il presidente della Fratres Toscana Luciano Verdiani rivolgendosi alla platea del meeting – La nostra associazione ha bisogno di rinnovamento e ha bisogno delle vostre idee per crescere e cambiare: voi sarete i prossimi dirigenti, prenderete il nostro posto e sicuramente saprete fare del vostro meglio. Ma con questo non vogliamo rottamare nessuno, ma affiancare l’attuale dirigenza con nuovi componenti, portatori di idee e stimoli per crescere uniti: dobbiamo mettere passato e presente insieme per costruire un futuro. Voi giovani siete il nostro spot più bello, siete i vettori di un messaggio positivo e solo con voi la Fratres potrà crescere e migliorarsi.”
Un piccolo campanello d’allarme della necessità di cambiamento viene anche dagli ultimi dati raccolti sul numero di sacche donate, dove si registra una leggera controtendenza rispetto all’anno precedente. “In Toscana il trend delle donazioni è sempre stato in positivo e se c’è stata una flessione – conclude Verdiani – dobbiamo correre ai ripari per capire dov’è stato il nostro errore e cosa fare per migliorarsi.”
“Donare il sangue è il massimo gesto di altruismo che possiamo intendere – spiega don Fabio Marella, assistente dell’associazione – perché si fa del bene senza conoscere il beneficiario e senza nessun ritorno immediato se non quello di sapere che con il proprio gesto si aiuta qualcuno; questa è sia una forma educativa: aiuta a impostare il proprio stile di vita in maniera regolata, sia di preghiera, perché esalta la Misericordia di cui ognuno deve farsi testimone.”