A dieci mesi di distanza dall’approvazione in Consiglio comunale si torna a parlare dell’istituzione di un registro sul testamento biologico. Ieri la Giunta ha approvato la delibera che dà corso a quanto deciso prima nella quinta Commissione e poi in sede consiliare. Nel testo, presentato questa mattina nel corso della riunione della sesta commissione “controllo e garanzia”, si legge che l’Amministrazione comunale intende istituire un registro che regoli il fine vita per “garantire il diritto dei cittadini residenti a manifestare preventivamente la propria volontà circa l’accettazione o il rifiuto di taluni trattamenti sanitari o terapie”. L’iter per l’approvazione ha bisogno però ancora di un ultimo passaggio, la quinta commissione dovrà redigere il modulo di “dichiarazione anticipata di volontà per i trattamenti sanitari”. Saranno i consiglieri Enrico Albini (Pdl) e Lia Vanni (Pd) a elaborare il modulo per il “testamento biologico”. La natura di questa decisione è bipartisan, così come lo sono state le votazioni in Consiglio (che a gennaio si espresse con una maggioranza trasversale) e in Commissione (all’unanimità). Qualche polemica c’è stata invece tra Andrea Colzi del Pd, presidente della sesta Commissione, e la Giunta per il “colpevole ritardo con il quale ha proceduto a prendere in esame una mozione decisa quasi un anno fa”. Inoltre alla riunione di questa mattina doveva essere presente il sindaco Roberto Cenni che invece non si è presentato. A rappresentare la Giunta in un primo momento era stato delegato l’assessore Mondanelli, anche lui, questa volta per motivi di salute, ha dovuto rinunciare e così in Commissione c’era l’assessore alla cultura Anna Beltrame. Una decisione questa che non è piaciuta a Colzi e all’opposizione che hanno accusato il primo cittadino e la Giunta di “disattenzione”. L’assessore Beltrame ha risposto che non c’è stata mancanza di volontà e che il “ritardo” è da imputare alla complessità e alla delicatezza della materia, “che va ponderata e valutata con la massima attenzione”.
Anche questa volta, così come è accaduto per la discussione sul registro delle unioni civili, si è preso ad esempio quanto fatto in altri comuni italiani. Sono state così esaminati due moduli per il consenso, quello di Torino e quello di Casalecchio in provincia di Bologna. Entrambi sono stati ritenuti non particolarmente adatti. In Commissione era presente anche Meri Negrelli dell’associazione Libera Uscita per il diritto a morire con dignità, che insieme a Alp e Laicità e diritti, hanno raccolto le firme per la richiesta di istituzione di un registro che regoli il fine vita. “In un testamento biologico non deve essere scritto solo quello che non voglio ma anche quello che voglio”, ha detto Negrelli, “un modulo non può essere prestampato ma deve lasciare la ampia libertà possibile”. Una posizione questa che ha trovato consenso in Commissione anche se il presidente Colzi ha sottolineato che una modulistica è comunque necessaria per capire e mettere per iscritto il consenso dell’interessato.
A livello nazionale non esiste una regolamentazione della materia, c’è un disegno di legge sulle Dat – dichiarazioni anticipate di trattamento – fermo in senato dal 2011. La materia, delicata quanto spinosa, arrivò in discussione in Parlamento in seguito alla dolorosa vicenda di Eluana Englaro.
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