Il sottopasso di via Ciulli è stato nuovamente sequestrato dalla Procura e stavolta rischia di non riaprire mai più. Il provvedimento, chiesto dal pm Lorenzo Gestri e disposto dal gip Silvia Isidori, è di tipo preventivo e non probatorio. Le esigenze di tenere chiuso il tunnel non sono dunque legate al processo per la morte di tre donne cinesi a seguito dell’allagamento di tre anni fa, ma al pericolo che una simile tragedia possa ripetersi. A convincere la Procura del rischio idraulico tuttora esistente è stato il maltempo dello scorso 29 settembre, quando il sottopasso di via Ciulli si allagò nuovamente (nella foto). Il colpo di scena arriva dopo che il Comune aveva già assegnato i lavori per la messa in sicurezza dell’opera, che avrebbero dovuto concludersi entro la metà di dicembre. La ditta che ha ottenuto l’appalto per un importo di circa 100mila euro avrebbe dovuto aggiungere una terza pompa idraulica, rifare la segnaletica orizzontale e installare dei semafori intelligenti, con il rosso automatico che si sarebbe dovuto accendere al superamento dei livelli di guardia segnalati da tre sensori idrici, uno posizionato nel tunnel e due nei torrenti Iolo e Vella.
Nel presentare i lavori, lo scorso 17 settembre, il sindaco Cenni e l’ingegner Frasconi comunicarono di aver
già ricevuto un primo via libera da parte della Procura, che avrebbe dovuto validare il progetto definitivo concedendo il dissequestro del sottopasso. Adesso arriva invece una decisione opposta: il sequestro da probatorio diventa preventivo.
L’ingegner Frasconi conferma che il Comune proseguirà comunque i lavori già assegnati, ma allo stato attuale non ha la competenza per fare altri interventi idraulici sul Vella, che probabilmente sarebbero necessari e che spetterebbero alla Provincia, in base alla classificazione dello stesso Vella.
Nonostante a inizio anni Ottanta il torrente sia stato parzialmente intubato e sia entrato a far parte del sistema fognario pratese, collegato al depuratore di Baciacavallo, la classificazione è rimasta “corso d’acqua”, perchè la Regione non ha mai risposto alla richiesta di declassificazione avanzata dal genio civile.
La manutenzione dei corsi d’acqua spetta alla Provincia, quelle delle fognature è di competenza del Comune che l’ha affidata a Publiacqua. “Con una maggiore collaborazione da parte dei funzionari della Provincia, avremmo potuto risolvere la situazione, che pone problemi anche a chi ha chiesto il condono per le case a meno di dieci metri dal Vella e per i residenti di Narnali e Galcetello che potrebbero essere accusati di scarico illegale in acque superficiali. Invece, dopo un consulto con il nostro ufficio legale, abbiamo dovuto avanzare istanza all’agenzia del Territorio per ottenere la declassificazione del Vella da acqua pubblica a fognatura”. Dalla Provincia fanno sapere che l’ente non ha competenza per la declassificazione, e che un piano di mitigazione del rischio idraulico del Vella esiste già e vede al primo punto la realizzazione di una cassa di espansione a Figline il cui ente attuatore è il Comune. “Si tratta di una cassa di espansione a monte che serve al torrente Iolo” ribatte Frasconi.
Sulla morte delle tre cittadine cinesi, la notte del 5 ottobre 2010, è in corso il procedimento giudiziario che vede indagati Lorenzo Frasconi, dirigente del servizio Mobilità e protezione civile del Comune di Prato, Stefano Caldini, all’epoca direttore dei lavori del sottopasso per conto di Italferr, Paolo Berti, dipendente di Trenitalia e Sandro Gensini, direttore di Asm. Per tutti l’accusa è di omicidio colposo, anche se sono diversi i profili dei capi d’imputazione.
La tesi di accusa si basa essenzialmente sulla mancata richiesta di autorizzazione al Genio Civile per realizzare il sottopasso, che comportò lo spostamento e l’intubamento del torrente Vella. Un’operazione che, secondo la procura, non si poteva fare a meno di chiedere l’autorizzazione al Genio Civile. E proprio questo aspetto ha contribuito al sequestro preventivo. Per la procura, quindi, il sottopasso non solo non è sicuro così come è adesso, ma lo è proprio per la sua collocazione che lo mette a rischio ogni volta che il Vella esonda. Cosa che, come dimostrato dai recenti avvenimenti, è tutt’altro che improbabile.
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