“La Calvana, con le sue grotte, doline e rii è di per se un monumento alla natura. E bisogna fare attenzione quando si fanno certe operazioni: una volta si diceva che Prato era la città dalle cento ciminiere. Era vero e faceva capire quanto fosse operosa la sua gente: quella che veniva fuori era un’immagine positiva. Ora prendete una delle cento ciminiere e mettetela in cima a Poggio Castiglioni, l’estrema propaggine meridionale della Calvana, i vecchi pratesi direbbero: “ci sta come il cavolo a merenda”. L’aspetto del monumento al vento non è molto dissimile da quello di una ciminiera (per di più luminescente ed ululante) e allora il monumento, se proprio vi scappa di metterlo in qualche posto, mettetelo dove sono le ciminiere, oppure al casello autostradale di Prato Est per fare il paio con la ruota del casello di Calenzano, verrebbero a schiere e da lontano per vederli.
Non voglio annoiare nessuno elencando riferimenti normativi precisi ma prenderò solo alcune parole, dalle norme vigenti che riguardano la Calvana, che danno l’idea della complessità del suo ambiente, di quanto sia preziosa e da tutelare: beni paesaggistici soggetti a tutela, immobili e aree di notevole interesse pubblico, vincolo idrogeologico, area protetta, sito d’importanza regionale, sito d’importanza comunitaria.
Non venite poi a dire che la costruzione del monumento porterebbe alla riqualificazione di un’area degradata da antenne, costruzioni abusive e maiali in libertà. Perché chi doveva controllare il suo territorio ha permesso abusi, se di questo si tratta, e continua a tollerarli?
I Monumenti in Calvana ci sono già, basta andare per i suoi sentieri per vedere chilometri di muri a secco, opere veramente monumentali per complessità e resistenza, che si trovano anche su Poggio Castiglioni e sul vicino Poggio Nucchiale dove sono stati oggetto d’indagini archeologiche che hanno permesso di datarli al XVIII secolo. Sempre su Poggio Castiglioni si aprono tre livelli di gallerie (ex cementizia Marchino) che si sviluppano nella montagna per molti chilometri e che in parte potrebbero essere visitabili con un modesto impegno economico ed elevate ricadute sul territorio dal punto di vista storico, ambientale, culturale ed anche economico. In conclusione pensiamo alla Calvana, a recuperarla, valorizzarla e tutelarla. Di pifferi giganti può farne a meno”.
Maurizio Negri, Geologo
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