Lei era una ragioniera precaria all’ennesimo contratto in scadenza; adesso l’unica precarietà che sperimenta è quella del tempo atmosferico, che condiziona le fasi della coltivazione dei suoi peperoncini. Lui era impiegato licenziato dall’azienda di anticendio; adesso fa tesoro dell’esperienza acquisita e produce cartellonistica aziendale sulla sicurezza. Storia di Elena Bastignani, 40enne di Prato che non si è arresa di fronte alle difficoltà lavorative e ha deciso di andare a fondo dell’idea di mettere su un’azienda di coltivazione di peperoncini, con vendita delle piantine e dei prodotti derivati. E storia di Fabrizio Pireddu, che a 46 anni ha deciso di far vedere al mercato che poteva ancora avere bisogno di competenze specializzate. L’articolo è stato pubblicato sulle pagine pratesi del settimanale Toscana Oggi.
Per Elena, tutto accade un paio di anni fa, quando per lei arriva la scadenza dell’ultimo contratto: “A 40 anni sembrava che per me il mondo del lavoro fosse finito: trovavo solo tirocini offerti a ragazzi giovani”. Così, dal momento di crisi, nasce la speranza: “Con Centro per l’Impiego c’era la possibilità di fare un corso di autoimprenditoria”, spiega. “Io nel mio progetto ci credevo molto, così’ sono andata avanti, e con i tutor ho presentato domanda per avere accesso al microcredito con il Fondo Santo Stefano, finanziamento necessario per far partire l’attività”.
L’accordo per l’accesso al Fondo è arrivato nel maggio del 2012. Da allora Elena ha messo in piedi la sua attività, nel settore agricolo. “Coltivo 2000 metri di terra alle Caserane, vicino a Iolo”, racconta. “La coltivazione è a campo pieno, con diverse varietà di peperoncino, da quello più leggero al più piccante”. Tra le qualità il cayenna, l’hava nero del Messico, il Nagamorich asiatico, e il Trinidad scorpion (il più piccante al mondo) nelle due varianti nera e gialla. Dopo il raccolto i peperoncini vengono mandati in un laboratorio specializzato nella loro lavorazione: Elena ne ricava peperoncini in polvere, a pezzi, in olio, come aromi nella cioccolata e persino piantine ornamentali.
“Sono iscritta alla Condiretti e partecipo ai loro mercatini”, racconta. “Lì vendo i miei prodotti, curando personalmente tutto il packaging. In più, i miei peperoncini adesso si trovano in due negozi di filiera corta, il Cortaggio e Fresco in città. E sto mettendo su un sito internet per venderli anche on line. Quello che mi piace moltissimo – confessa – è l’interesse che vedo intorno a me per questo tipo di prodotto”.
Certo, parlando di agricoltura, non è tutto rose e fiori. “Non è come avere una rivendita di tabacchi”, spiega Elena. “Non si ha un ritorno immediato e ci vuole molta pazienza. Coltivo secondo natura, è difficile prevedere quanto si può raccogliere, ogni anno ci sono fattori diversi da considerare. Il sacrificio è lavorare la terra, sono due anni che non faccio le ferie perche matura tra luglio e agosto, va annaffiato nei periodi caldi, bisogna starci dietro. È un sacrificio che si fa volentieri, perchè quando poi la pianta dà il frutto e si raccoglie, c’è tanta soddisfazione. Inoltre sto pensando di adottare metodi di coltivazione biologici, e ho già in programma di fare uno stage in una azienda agricola di Pistoia che usa questo metodo”.
Per Fabrizio, dopo il licenziamento la speranza di una ripartenza è arrivata attraverso il Centro per l’Impiego. “Attraverso di loro ho avuto acecsso al microcredito del Fondo Santo Stefano e poi anche a un fondo di finanziamento statale, Fiditalia”. Il primo è servito per partire, il secondo per sviluppare l’attività. “Diversifico, tra cartellonistica, insegne e manutenzione di impiantistica antincendio. La crisi – spiega lui – mette a repentaglio anche la sicurezza in molte aziende”, e però, assicura, “tra i miei clienti ci sono anche diverse ditte cinesi”. Il momento per il mercato non è facile, ma nonostante questo Fabrizio è positivo: “Costa fatica, sto facendo quello che più mi piace nella vita. E questo ripaga tutto”.
Lucia Pecorario