Lo aveva affermato chiaramente il rapporto 2011 della Fondazione Caponetto, che definisce Prato provincia ad alta presenza economica mafiosa. Lo avevano mostrato precedenti inchieste giudiziarie. E due giorni fa, è arrivato l’ultimo sigillo: il sequestro di beni e società per 41 milioni di euro riconducibili al clan Terracciano. Secondo gli inquirenti Prato era la capitale del riciclaggio: qui, grazie a ingenti capitali messi a disposizione dalla camorra era fiorita la catena di ristoranti e pizzerie Don Chisciotte, erano attive 3 ditte di abbigliamento, 2 concessionarie di auto, una società finanziaria e tre immobiliari, due aziende legate al mondo dei night club. Tutte attività imprenditoriali finanziate con i proventi di reati quali sfruttamento della prostituzione,
estorsione, usura, attività che il clan campano dei Terracciano, aveva trasferito in Toscana e che erano già state al centro degli arresti effettuati nel giugno 2009 su iniziativa della direzione disterttuale antimafia di Firenze.
Oltre a quelle del clan Terracciano le infiltrazioni camorristiche a Prato erano state evidenziate in altre inchieste: nel maggio 2009 il riciclaggio di droga del clan Mazzarella aveva trovato sponde in una ditta pratese sul cui conto bancario era stato depositato un milione di euro.
Recente è la sentenza di primo grado con rito abbreviato per Franco Fioravanti, ex titolare della Eurotess di Montemurlo, condannato a due anni e mezzo di reclusione per traffico illecito di rifiuti con l’aggravante di mafia, per aver favorito il clan camorristico Birra – Iacomino di Ercolano.
Per quanto riguarda la mafia gialla, è di un mese fa la sentenza di primo grado che ha escluso lo stampo mafioso per uno dei uno dei fatti di sangue più cruenti avvenuti in città, il duplice omicidio di via Strozzi, maturato per un regolamento di conti nel mondo delle giovani bande criminali cinesi.
Il giudice ha comunque condannato 16 persone a complessivi 101 anni di carcere, per rapine, estorsioni e sequestri di persone, usura e spaccio di droga.
Per parlare di mafia cinese a Prato, manca insomma il sigillo giudiziario, ma è certo il riciclaggio da parte di associazioni criminali di denaro sporco, frutto di contraffazione, evasione fiscale, sfruttamento del lavoro clandestino e della prostituzione.
Il monito arriva sempre dal rapporto 2011 della Fondazione Caponnetto: “La mafia tende sempre ad adattarsi al territorio. È quindi opportuno adeguare alle nuove forme criminali le interpretazioni delle norme”.