Tutti i beni del sindaco Cenni e della sua famiglia – immobili, auto, conti corrente – sono stati sottoposti a sequestro conservativo, su mandato del giudice fallimentare del Tribunale di Prato, nell’ambito del procedimento che riguarda la Sasch. Analogo provvedimento è stato notificato a coloro che hanno amministrato le aziende del Gruppo Sasch fin dal 2006, tra cui i principali soci dei Cenni: la famiglia Giovannelli. In tutto si parla di beni sequestrati per circa 85 milioni di euro. Il sequestro conservativo è stato richiesto dai curatori fallimentari Evaristo Ricci e Leonardo Castoldi, su istanza di alcuni creditori. La mossa punta proprio a tutelare tutta la platea di creditori – circa 300 – nel caso venisse accertata una cattiva gestione dell’azienda da parte degli amministratori Sasch, indagati in un procedimento penale distinto per bancarotta fraudolenta. In questo caso, infatti, i creditori potrebbero rivalersi sui loro patrimoni personali.
L’avvocato Gianni Baldini, uno dei legali di Cenni, parla di provvedimento anomalo e ingiustificato, preso in maniera unilaterale e previsto dal codice solo in caso di pericolo di fuga o di occultamento di fondi. Il 23 febbraio ci sarà un’udienza in cui gli avvocati di Cenni e degli altri ex amministratori chiederanno al giudice la revoca dei sequestri.
Intanto, Roberto Cenni conferma la sua intenzione di proseguire il mandato da sindaco, ma ammette di vivere con smarrimento i primi momenti dopo il sequestro dei beni che ha riguardato tutta la famiglia, compreso il figlio minore.
Interpellato sull’opportunità della nomina di Evaristo Ricci, candidato alle ultime elezioni amministrative per Sel, quale curatore fallimentare Sasch, il sindaco Cenni ha risposto così: “Credo sarebbe stato più opportuno che non avesse accettato l’incarico”. Sulle accuse contenute negli atti: “Per come è descritta nelle carte non riconosco l’azienda di famiglia. Ho sempre operato con trasparenza e onestà e ho fiducia di poterlo dimostrare nelle sedi opportune”.