In una fase recessiva, le aziende che crescono sono quelle che vincono la sfida sui mercati esteri, soprattutto quelli delle economie emergenti, che nel 2030 rappresenteranno il 60% del Pil . E’ quanto emerso nel convegno tenutosi alla Monash University sul tema “L’impegno europeo per l’internazionalizzazione delle imprese”. “Il mercato interno è asfittico. Se le aziende vogliono crescere devono puntare all’export e ai mercati internazionali. E non si può pensare che questi mercati funzionino come un tempo, quando bastava andare in giro con la valigia. Adesso bisogna veramente fare dei programmi di internazionalizzazione seri fondati e costruiti su solide basi”.
Il tema dell’accesso al credito, oltre a quello dell’internazionalizzazione, è stato al centro del dibattito alla Monash University. Giuseppe Tripoli, mister Piccole e medie imprese, ha ricordato che il sistema è drogato dalla mole di crediti non riscossi da parte delle imprese, stimati in Italia a 100 miliardi di euro.
Il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello ha proposto di unire le forze ”dei sistemi camerali europei per colmare il deficit di informazioni sulle piccole e medie imprese e consentire all’Europa di mettere a punto politiche economiche ed industriali davvero efficaci”. Il direttore generale di Imprese e industria della Commissione europea Daniel Calleja Crespo ha illustrato i servizi a sostegno delle imprese europee che vogliono aprirsi al mercato cinese, tra cui l’ufficio di assistenza sui diritti di proprietà intellettuale, con tanto di help desk, numero verde e sito internet a disposizione delle imprese.