Fu uno dei fatti di sangue più cruenti avvenuti in città, per i quali fu ipotizzata l’accusa di associazione da delinquere di stampo mafioso. Un anno e mezzo dopo, il duplice omicidio di via Strozzi, maturato per un regolamento di conti nel mondo delle giovani bande criminal cinesi, è arrivato ad una prima conclusione giudiziaria. Il gip di Firenze, nel giudizio di primo grado con rito abbreviato, ha escluso l’aggravante di tipo mafioso e ha emesso 16 condanne per un totale di 101 anni di carcere, per reati che vanno dalle rapine, estorsioni e sequestri di persone, all’usura e spaccio di droga. Per l’omicidio dei due orientali giustiziati in pieno giorno a colpi di machete all’interno della tavola calda di via Strozzi, è stato condannato a 12 anni a titolo di concorso anomalo Chen Yong, 25 anni, mentre è stato assolto Xie Gaohui per non aver commesso il fatto. Altri due cinesi, ritenuti gli esecutori materiali del duplice delitto, sono tuttora latitanti, mentre un terzo imputato sarà processato con rito ordinario. I membri del gruppo criminale condannati, in gran parte originari del Fujan, volevano prendere il controllo della comunità cinese, ed erano entrati in contrasto con un’altra banda. Gli imprenditori che non accettavano di pagare il pizzo, venivano picchiati e sequestrati. Per questo, oltre ai singoli reati, è stata riconosciuta dal giudice l’associazione a delinquere. Ma non l’aggravante di stampo mafioso. L’ipotesi dell’esistenza della mafia cinese a Prato, insomma, non ha ancora trovato conferme nella sentenza di un giudice. Restano la gravità dei fatti e gli oltre 100 anni di carcere inflitti in primo grado.