I profughi affiancano gli operai del Comune di Vaiano nella cura degli spazi verdi pubblici
Dotati di scarpe antinfortunistica, guanti e giubbotto catarifrangente un gruppetto di profughi si sono messi a disposizione del Comune di Vaiano per svolgere alcuni lavoretti insieme agli operai comunali. È partito il progetto «formazione integrata sul campo», nel quale quattro dei tredici richiedenti asilo – che dallo scorso giugno sono ospiti della canonica di Sofignano – vengono occupati con semplici mansioni come quelle di giardinaggio e cura degli spazi verdi comunali. L’iniziativa, approvata dalla Giunta vaianese, si inserisce nel buon clima di accoglienza che il paese ha riservato fin da subito a queste persone originarie del Mali, fuggite dalla guerra in Libia.
La parrocchia da una parte, mettendo a disposizione la canonica, la Fondazione Santa Rita dall’altra, che cura l’assistenza quotidiana e adesso il Comune che si sta impegnando in progetti di inserimento sociale attraverso il lavoro, stanno compiendo assieme percorsi pratici di integrazione. «Chiariamo che non si tratta di un lavoro vero e proprio – spiega il sindaco di Vaiano Annalisa Marchi – ma di un tirocinio, una formula leggera che permette a questi ragazzi di impegnarsi in qualcosa di utile». Il progetto è iniziato da un paio di settimane e la collaborazione tra profughi e operai del Comune è risultata fin da subito ben riuscita. «Diciamo che i nostri operai sono dei veri e propri “tutor” – dice l’assessore al territorio Cinzia Pulidori – anzi, hanno adottato queste persone che si sono sentite fin da subito valorizzate e coinvolte». Così per le strade di Vaiano si possono già vedere, intenti a raccogliere foglie e potare piante, ragazzoni di colore. Ma non solo, uno di loro è stato affiancato all’elettricista del Comune ed è stato impegnato in una attività particolare. «Ha montato il nuovo impianto video della sala Giunta – dice il sindaco – ed è stato bravissimo». Naturalmente il progetto, approvato dalla Giunta con delibera, ha una copertura assicurativa in modo da salvaguardare i giovani aiutanti.
Soddisfazione anche per don Carlo Bergamaschi, parroco di Vaiano, che ha sottolineato come «dopo la prima fase, improntata all’accoglienza, adesso siamo al passo successivo, quello del coinvolgimento nella comunità dove sono inseriti. E in un periodo di crisi come questo – ha aggiunto il sacerdote – l’impiego di queste persone a servizio del bene comune testimonia cosa significhi impegnarsi a non essere un peso ma una risorsa».
Per adesso i profughi «lavoratori» sono solo quattro, «quelli più avanti nel percorso di integrazione, che hanno già un po’ di dimestichezza con la lingua – dice Nicoletta Ulivi responsabile Santa Rita dell’accoglienza profughi -, speriamo di poter inserire nel progetto anche gli altri». Vista la buona risposta avuta in queste prime due settimane di lavoro, l’idea è quella di allargare le possibilità di mansione chiedendo anche alla cooperativa Anfora, che a Vaiano cura la spazzatura delle strade, la possibilità di impiegare qualcuno di questi ragazzi nelle loro attività. «Comunque gli altri non sono inattivi – precisa Ulivi – per loro ci sono corsi di italiano, laboratori e attività sportive».
Sul tema dell’accoglienza e sulle sue prospettive interviene il presidente del Santa Rita Roberto Macrì che torna a domandare alle istituzioni nazionali che cosa ne sarà di queste persone. «Sicuramente ci dovremo far carico dei richiedenti asilo per tutto il 2012 – afferma Macrì -, la convenzione è stata prorogata fino a giugno ma penso che arriverà alla fine del prossimo anno. Ma sarebbe opportuno che il Governo pensasse a misure straordinarie per far stare queste persone sul territorio, difficilmente potranno avere lo status di rifugiati, quindi che fine faranno?».
Gli ospiti di Sofignano, Cerreto a Prato e Montemurlo, in tutto una quarantina, ancora non sanno quale sarà il loro destino. Continuano a sperare raccogliendo la documentazione sulla loro situazione e condizione, grazie all’aiuto di un avvocato chiamato dal Santa Rita, da consegnare alla Commissione territoriale che dovrà pronunciarsi sulla loro richiesta di asilo per motivi politici. Intanto in quattro si sono allontanati dai centri accoglienza, due a Sofignano, uno a Cerreto e uno a Montemurlo. «Gli altri – assicura la Ulivi – hanno capito che scappare non serve a nulla, solo a diventare clandestini e quindi invisibili».