4 Novembre 2011

Diplomati pratesi: oltre il 60% è iscritto all’Università e 230 ragazzi hanno un lavoro fisso


Quanti giovani pratesi si iscrivono all’Università? E quali sbocchi occupazionali si presentano invece per i neodiplomati che decidono di interrompere il proprio percorso formativo? A queste e altre domande tenta di rispondere la ricerca della Provincia, realizzata da Asel attraverso l’incrocio dei dati resi disponibili dal MIUR (anagrafe nazionale studenti), dall’Osservatorio Scolastico provinciale e dagli archivi delle comunicazioni obbligatorie dei rapporti di lavoro. E’ la prima volta , almeno a livello regionale, che le due banche dati della Provincia vengono incrociate per condurre uno studio longitudinale seguendo nel tempo le carriere formative e professionali dei giovani pratesi.
La vice presidente della Provincia Ambra Giorgi ha presentato oggi a palazzo Vestri la ricerca, da titolo I percorsi post diploma dei giovani pratesi, insieme al direttore del Centro per l’impiego Michele Del Campo e al curatore Paolo Sambo. A due anni dal diploma su 1.278 ragazzi seguiti 795 vanno all’Università, 485 hanno avuto almeno un contratto di lavoro e 230 hanno un lavoro fisso, che in un caso su due è attinente al titolo di studio conseguito.
“Questa indagine è una novità a livello provinciale, regionale e oltre. E un punto di partenza interessante per capire cosa succede dei nostri ragazzi che si diplomano, come interagiscono con il mondo del lavoro e della formazione successiva – ha detto Ambra Giorgi – In estrema sintesi colpisce l’alta percentuale di ragazzi che affrontano gli studi universitari, significa che a Prato c’è voglia di investire su una formazione alta, con scelte per lo più coerenti con il tipo di diploma e una propensione generale verso studi economici, segnale interessante per il distretto”. Giorgi ha poi sottolineato che ci sono alcune conferme rispetto a trend conosciuti: per esempio, nonostante si diplomino più femmine, sono i maschi a trovare lavoro più facilmente e diffusissimo è il lavoro precario, anche se resta da stabilire in quale percentuale sia subito o sia scelto. “Altro dato su cui riflettere sono le poche assunzioni di giovani nel tessile – ha proseguito Giorgi – I diplomati sono troppo qualificati? Oppure il settore non è attrattivo per i ragazzi? Certamente è necessario lavorare perché giovani e settore manifatturiero si incontrino, ne va del futuro del distretto”.

I DIPLOMATI – La ricerca prende in esame i 1.278 studenti residenti nella provincia diplomati nell’anno scolastico 2008-09 (670 femmine e 608 maschi), fra i quali il 14% ha frequentato un istituto con sede fuori provincia. Il 43% ha conseguito la maturità liceale, il 33% quella tecnica e il 23% la maturità professionale. I 56 studenti stranieri diplomati (21 albanesi, 13 cinesi, 7 rumeni e 4 marocchini) rappresentano il 4,4% (21 maturità tecnica, 18 professionale e 17 liceale). Il tasso di conseguimento del diploma tra i giovani pratesi 20-24enni è del 71% (il tasso di abbandono scolastico è invece del 20%).

CHI VA ALL’UNIVERSITA’ – Il 62% decide di iscriversi all’Università. Gli immatricolati in un qualsiasi ateneo italiano nel gruppo preso in esame sono infatti 795, fra i quali 507 hanno il diploma liceale, 221 il tecnico e 53 il professionale. Il 92% è iscritto ad un corso di laurea dell’Università di Firenze (730 ragazzi di cui 682 frequentano a Firenze e 37 al PIN di Prato). La facoltà preferita è Economia, con 132 iscritti (16%), seguono Scienze matematiche, fisiche e naturali (127), Lettere e filosofia (112), Ingegneria (108), Giurisprudenza (89), Medicina e chirurgia (48), Scienze politiche (45) e Scienze della formazione (34). Gli immatricolati provenienti da un liceo si orientano verso le facoltà di Lettere, Scienze matematiche, Giurisprudenza, Economia e Medicina. I diplomati nei tecnici preferiscono Economia, Ingegneria e Scienze matematiche mentre chi arriva da un professionale sceglie Economia, Ingegneria, Lettere e Agraria.

CHI PROVA CON IL LAVORO – Incrociando i percorsi dei diplomati con l’archivio Idol si scopre che nei 2 anni successivi al diploma 4 ragazzi su 10 hanno avuto almeno un avviamento di lavoro (485), la percentuale è pari al 60% tra chi ha la maturità professionale e al 45% tra i diplomati tecnici. Gli avviamenti sono stati complessivamente 1.073, cioè in media ciascun avviato ha avuto 2,2 contratti nei due anni presi in esame. Il 39% ha avuto il primo contratto entro 6 mesi dal diploma, il 27% ha invece dovuto aspettare tra 6 mesi e un anno e il restante 33% oltre un anno.

CONTRATTI E SETTORI – Gli avviamenti non standard (che sommano tempo determinato, lavoro a progetto, lavoro intermittente, lavoro interinale, associazione e lavoro occasionale) costituiscono il 74% degli contratti. Il tempo indeterminato arriva appena al 4%, mentre l’apprendistato è il 19%. Il 27% degli avviamenti è nell’alberghiero-ristorazione, di poco inferiore il peso del commercio (24%). Seguono i servizi. Gli avviamenti nel tessile-abbigliamento sono 49 (6%) e complessivamente gli avviamenti nel comparto manifatturiero rappresentano solo il 9% del totale. Il 47% degli avviamenti di diplomati pratesi avviene presso aziende con sede fuori dalla provincia di Prato (soprattutto nei comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino e Pistoia). Nelle prime 15 imprese per numero di avviamenti effettuati non troviamo aziende manifatturiere, bensì alberghiere e di ristorazione, agenzie immobiliari e interinali e radiotelevisive, oltre a Unicoop, Zara, Ikea, Stefan, Leroy Merlin e le Poste.

GLI AVVIAMENTI BUONI – I contratti a tempo indeterminato (45) o di apprendistato (236) rappresentano insieme circa un quinto degli avviamenti. Mediamente ciascun avviato dopo il diploma ha impiegato 288 giorni prima di essere contrattualizzato stabilmente. Un quarto degli avviamenti buoni è nel commercio e il 19% nel settore alberghiero e della ristorazione. L’incidenza dei contratti ‘buoni’ è più elevata nel comparto manifatturiero mentre i contratti non standard sono la regola nei settori della ristorazione e dei servizi. Se consideriamo le scuole di provenienza il Marconi ha la percentuale più elevata di diplomati avviati al lavoro (su 38 diplomati 30 hanno avuto almeno un avviamento), quindi il Dagomari (51 avviati su 79 diplomati) e poi Istituto d’Arte, Datini e Keynes, mentre i ragazzi provenienti dai licei e dai tecnici Buzzi e Gramsci si indirizzano principalmente verso l’università. I diplomati che hanno trovato un lavoro più stabile, provengono da Keynes (il 66,7% è occupato con contratto standard), Marconi, Dagomari e Buzzi. Concludendo, due anni dopo il diploma su 485 ragazzi che hanno tentato di entrare nel mondo del lavoro, 230 hanno un lavoro fisso, un risultato da valutare con attenzione.

LE QUALIFICHE – Considerando solo gli avviamenti con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato la consonanza tra qualifica attribuita e indirizzo di studio supera il 50% ed è maggiore per i ragazzi con maturità tecnica rispetto a quelli con maturità professionale. La maggiore consonanza tra qualifica ed indirizzo di studio si rileva per i diplomati di Marconi (81%) e Buzzi (73%), seguono Keynes (61%) e Gramsci (50%). Complessivamente quindi si può dare una valutazione positiva sulla qualità del nostro sistema scolastico. Se guardiamo in generale alla qualifica attribuita dall’azienda gli inquadramenti più frequenti sono camerieri, ausiliari di vendita, commessi, baristi e addetti alle attività amministrative e alla contabilità, elettricisti.

TIROCINI – Nei due anni successivi al conseguimento del diploma, 121 giovani hanno intrapreso tirocini (69 maschi e 52 femmine) con una durata media di quattro mesi. Complessivamente i tirocini attivati sono 164. Circa un quinto di tali esperienze formative e di orientamento ha condotto ad un successivo avviamento nella stessa azienda e quasi il 10% ha avuto come esito un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.

E CHI (FORSE) RIMANE FUORI – Sono 253 i giovani sicuramente non presenti né fra coloro che lavorano, né fra chi si è iscritto all’Università (il 19%). Di questi qualcuno ha intrapreso un’attività autonoma, oppure studia o lavora all’estero, altri stanno facendo formazione (di sicuro 25 frequentano un corso di alta formazione) o hanno un lavoro a termine e qualcuno lavora a nero. L’importante è che non finiscano nei giovani Neet (Not in Education, Employment or Training) che rischiano di non avere un futuro professionale e un progetto di vita. Da monitorare con attenzione ad esempio i diplomati agli istituti professionali, che non studiano e non lavorano per il 44% (un’incidenza quasi doppia rispetto a quella rilevata tra i diplomati tecnici). Tra i diplomati liceali, invece, è iscritto all’università il 91% e il 4,5% ha un impiego fisso.