Centro ricerca sino-italiano al Creaf, insorge il centrodestra: “Accordo fatto senza consultare sindaco e imprenditori pratesi”
L’accordo siglato stamani tra la Regione Toscana e il Governo cinese per il Centro di ricerca sino-italiano che sorgerà al Creaf (vedi articolo) fa andare su tutte le furie la maggioranza di centrodestra che guida il Comune. A partire dal sindaco Cenni (nella foto) che attacca senza mezzi termini l’operato del governatore Rossi: “E’ estremamente grave – dice il sindaco – che il presidente della Regione Enrico Rossi si sia preso la libertà di siglare un accordo del genere senza che il sindaco della città dove questo centro avrà sede fosse coinvolto. Dal comunicato ufficiale della Regione risulta infatti che il centro sarà ubicato presso il Creaf, ovvero il centro di ricerca e alta formazione di cui è socio anche il Comune di Prato. L’assemblea dei soci Creaf, a tal proposito, aveva espresso perplessità sull’utilizzo del centro per questo scopo e si era posta l’obiettivo di rivalutare tutta l’operazione alla luce di modificazioni da apportare al progetto. Pertanto non si comprende l’arbitrio con il quale il Creaf appare protagonista dell’iniziativa senza una precisa deliberazione dell’assemblea dei soci”.
Rabbia e sconcerto che emerge anche nelle parole di Riccardo Mazzoni, coordinatore provinciale del Pdl: “Rossi e Gestri – dice – hanno scelto di firmare l’accordo per far nascere a Prato un Centro di ricerca comune fra Toscana e Cina sul tessile senza informare il sindaco e gli industriali, che avevano espresso a più riprese motivate perplessità. Siamo di fronte all’ennesimo strappo istituzionale e, cosa ancora più grave, a una fuga in avanti sulla pelle di un distretto che dalle incursioni cinesi ha già subìto danni irreparabili. Questa intesa, di cui peraltro non si conoscono i dettagli, non chiarisce l’ambito di ricerca e di scambio tecnologico che dovrà realizzarsi a Prato. L’unica cosa certa è che aprirà le porte all’invasione cinese nel prezioso terreno della creatività. Rossi è convinto che il centro di ricerca aiuterà la qualificazione dei prodotti e l’emersione delle imprese cinesi dal sommerso, e dunque l’integrazione, ma la sua è solo una pia illusione, che denota o una totale non conoscenza degli usi e dei costumi dell’insediamento cinese a Prato o, quantomeno, un colpevole menefreghismo per le sorti del distretto. Per non parlare del luogo deputato a ospitare il centro, ossia il Creaf, una scatola cinese voluta dalla Provincia e costata 22 milioni assolutamente sprecati e che ora provocherà altri danni incalcolabili al territorio pratese. Tutto questo senza un confronto preventivo e senza il coinvolgimento del sindaco. Una prova di forza irresponsabile di cui Rossi e Gestri dovranno rendere conto alla città”.
Mentre anche sui banchi della Regione, l’opposizione di centrodestra è pronta alle barricate: “Abbiamo bisogno che Rossi chiarisca molte cose sull’accordo con la Cina per il centro di ricerca tessile a Prato – dice il capogruppo Pdl Alberto Magnolfi -. Balza agli occhi un grave problema di metodo che di per sé getta un’ombra pesante sull’avvio dell’intera operazione: vista l’assenza del Comune di Prato e delle rappresentanze imprenditoriali dell’area, c’è da temere che questo accordo, piuttosto che unire e mobilitare le energie del distretto, finisca per dividerle. Non è poi chiara la fisionomia dei soggetti protagonisti dell’accordo; da quanto par di capire, il soggetto di parte cinese è una singola impresa, società a capitale privato, mentre da parte nostra agisce un centro di ricerca finanziato con risorse pubbliche. C’è da chiedersi a quali prevalenti ispirazioni e interessi risponderanno i futuri programmi di ricerca. E quali garanzie vi saranno a tutela dell’imprenditoria pratese, che attualmente sembra tenuta fuori dall’accordo”.