Per Giancarlo Cecchi spunta un’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita
Si dice tranquillo e sereno Giancarlo Cecchi, una delle 18 persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Firenze sul Credito cooperativo fiorentino e la Btp, come scrive oggi La Nazione. L’accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. I coinvolti sono tutti rappresentanti del Credito cooperativo fiorentino e della Btp, compresi i pratesi Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei. Secondo l’accusa il Credito cooperativo del presidente Denis Verdini finanziava operazioni affaristiche del gruppo Fusi-Bartolomei, mettendo a disposizione fondi per i componenti dell’associazione a delinquere e dei loro amici. Oltre a Fusi e Bartolomei, sono altri 8 i pratesi coinvolti, tra i quali appunto l’attuale direttore generale della Provincia Giancarlo Cecchi, all’epoca dei fatti legato alla Btp.
A Cecchi viene contestata un’appropriazione indebita risalente al dicembre 2008 quando, insieme all’altra pratese Emanuela Corsini, sarebbe stato alla guida di due società riconducibili al gruppo Fusi-Bartolomei per stilare un contratto preliminare di acquisto di beni immobili a Sesto Fiorentino per far ottenere ad una delle due società uno scoperto di conto corrente di quattro milioni di euro.
L’attuale direttore generale della Provincia sarebbe coinvolto anche in altri due preliminari d’acquisto.
“Se dovesse emergere un mio coinvolgimento, sarebbe solo una parte marginale” si difende Cecchi, già più volte al centro di accuse e polemiche per il suo ruolo di direttore generale.