MASSIMO CASTRI TORNA AL METASTASIO CON LA PRIMA NAZIONALE DE “LA CANTATRICE CALVA”
La stagione del Metastasio Stabile della Toscana partirà il prossimo 26 ottobre con Massimo Castri, colui che ha “fondato” lo stabile toscano, e che ritorna adesso a Prato con una novità: “La cantatrice calva” di Ionesco. Il progetto vede come protagonista la compagnia stabile del Metastasio: Valentina Banci, Mauro Malinverno, Francesco Borchi, Fabio Mascagni, Elisa Cecilia Langone, a cui si aggiunge la giovanissima Sara Zanobbio. “All’inizio del lavoro – dice Castri – ho trovato difficoltà a individuare un testo per il piccolo gruppo preesistente: un gruppo di cinque attori già fissato con età, date…un giuoco di ruoli poco mobile, date le età simili dei componenti. Così ad un certo punto mi sono trovato bloccato; finchè mi sono accorto che avevo un testo a portata di mano, un testo che aveva la ‘misura’ del gruppo originario: La cantatrice calva di Ionesco. Questo testo aveva anche un altro vantaggio: si allineava/accoppiava con “Fin de partie”(che ho fatto poco tempo fa) scritto negli stessi anni da Samuel Beckett. Sono entrambi testi assolutamente diversi – prosegue Castri – ma perseguono in fondo uno scopo simile: la distruzione sistematica del dramma borghese. Così alla fine ho deciso di tentare il giuoco rischioso di fare La cantatrice calva, accettandola con il suo sapore un po’ arcaico, e con il suo modo un pò da avanguardia storica. Spero che la scelta sia giusta e dia sapore alla scelta complessiva di lavoro per il gruppo, permettendo un confronto tra due modi totalmente diversi, ma simili negli scopi.”
Dopo il premio UBU 2010 come miglior spettacolo dell’anno ricevuto per Finale di Partita di Samuel Beckett, Massimo Castri affronta qui per la prima volta un altro maestro del ‘900 come Eugène Ionesco. Ionesco, è con Samuel Beckett il rappresentante più famoso di quella corrente teatrale contemporanea definita “teatro dell’assurdo” che porta in scena i nodi esistenziali dell’uomo moderno: incomunicabilità, falsità di rapporti, routine, difficoltà a dare un senso all’esistenza. Nel 1950 mette in scena La cantatrice calva, una commedia in cui Ionesco si presenta come autore d’avanguardia, deciso a voltare le spalle al teatro canonico e sfuggire al realismo e alla psicologia. I protagonisti sono due anonime coppie inglesi – gli Smith e i Martin – rappresentati come gli archetipi della borghesia; parlano ma non comunicano, limitandosi a uno scambio di frasi banali e convenzionali, non pensano perché hanno perso la capacità di pensare, non esprimono emozioni e passioni, né le comunicano agli spettatori. Sono prigionieri del conformismo, simili ad automi viventi, senza alcuna sostanza psicologica. Il risultato è una situazione paradossale, comico-grottesca in cui i protagonisti dialogano sul nulla. È interessante seguire la genesi di questo lavoro. Ionesco aveva deciso di imparare l’inglese; leggendo un manuale di conversazione rimase colpito dall’involontaria comicità dei dialoghi, rendendosi conto di avere davanti un testo quasi pronto, facilmente adattabile in chiave umoristica. La bizzarria del titolo suggerisce chissà quali significati simbolici; niente di tutto questo, fu solo il risultato del lapsus di un attore durante le prove. L’enigmatica cantatrice calva che ha dato il titolo all’opera, disperatamente assente, costituisce una manifestazione supplementare dell’incoerenza; non facendo mai apparire la cantatrice calva, Ionesco parodia una tecnica destinata a creare il mistero attorno ad un personaggio che svolge tuttavia un ruolo importante nell’azione, anche se non svolge alcun ruolo. Massimo Castri ha diretto il Metastasio dal 1994 al 2000 e grazie al suo lavoro, il teatro pratese divenne nel 1998 il teatro stabile pubblico della Toscana. Questa nuova produzione segna un gradito “ritorno a casa” di uno dei maestri del teatro contemporaneo.