IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL VESCOVO PER PASQUA (GUARDA IL VIDEO)
Come da tradizione, il Vescovo di Prato mons. Gastone Simoni affida ai quotidiani locali il suo messaggio di auguri ai pratesi in occasione della Pasqua.
Buona Pasqua, santa Pasqua a tutti, ma in particolare quest’anno agli adolescenti e ai giovani. Ne ho incontrati moltissimi in questi anni a Prato e tanti ne incontro ancora negli ambiti ecclesiali, scolastici, lavorativi, sportivi, senza dire degli innumerevoli volti che i miei occhi incrociano spesso per le strade della città. Non di rado mi viene da dire: che bella gioventù! E non mi pare di dirlo con ingenuità. Altre volte, per quello che si vede e che si viene a sapere, è invece il sentimento opposto, un forte senso di tristezza, che sopraggiunge e fa star male.
In fondo, il vero problema siamo noi adulti, è il nostro impegno o disimpegno a pensare con loro e per loro la verità sulla vita e ad esserne testimoni il più possibile esemplari: l’impegno o il disimpegno per aiutarli a crescere – a educarli – con l’autorevolezza del rispetto e dell’amore e con la pazienza e la fiducia dei lunghi cammini. Mai però dimenticare al riguardo che per aiutarli ed amarli davvero è inevitabile soffrire per loro e con loro. Il che avverrà tanto meglio e più fruttuosamente quanto più guarderemo al Maestro, a Gesù e vivremo in unione con Lui che ci ha amati – ed educati – con una testimonianza e una parola «uniche», e fino all’estremo, fino a dare la vita per tutti.
Educare, in fondo, significa aiutare a «passare oltre» gli stadi inferiori, oltre l’ignoranza e la superficialità, oltre le cadute, l’immaturità, le chiusure dell’egoismo e della disperazione: significa aiutare in qualche modo a «far Pasqua». Il nome della festa delle feste indica infatti il più radicale, decisivo «passaggio di liberazione», quello dal male più profondo, la separazione dal Padre e fra noi.
C’è una gioventù da educare, c’è una gioventù da salvare. Noi crediamo che è Gesù il sommo Liberatore, Maestro ed Educatore della più sensata, perfetta, fruttuosa e gioiosa umanità, quella dei figli di Dio.
Una bella e struggente canzone della prima guerra mondiale cantava così: «La tradotta che parte da Torino / a Milano non si ferma più / ma la va diretta al Piave / cimitero della gioventù». È ovviamente simbolica la citazione di queste parole semplici e tristi che mi tornano in mente spesso. Esse non mi fanno pensare soltanto ai fanciulli e ai giovani morti per malattie e incidenti. Piuttosto mi fanno venire in mente sia le innumerevoli vite giovanili oppresse e uccise nelle ancora immense regioni della miseria, delle tirannie e delle guerre, sia quelle nate e cresciute nelle terre della libertà e del benessere, vite giovanili ferite e travolte da molteplici killer dell’anima e del corpo: il denaro corrotto e corruttore, le droghe di vario genere, le spensierate e poi tristissime trasgressioni sessuali diventate sistema imperante, con i suoi vari strumenti mass-mediali. Ma feriscono a morte anche i cattivi maestri e anche i cattivi esempi, e anche lo sfascio di tante famiglie. Tra i nemici dei giovani c’è pure la grave e deprimente disoccupazione, ma le cause più profonde del malessere sono morali.
Ai giovani africani e nord-africani delle «tradotte» verso il mar Mediterraneo – ormai diventato un vasto «cimitero della gioventù» – assomigliano i giovani e i giovanissimi italiani ed europei (ma non solo) che vengono trascinati, «tradotti» appunto, laddove la vita, dopo certe esaltazioni ideologiche e trasgressive, viene oscurata, umiliata e come spenta, troppo spesso spenta mortalmente.
È necessario – ecco l’anima della cosiddetta «urgenza educativa» – è necessario un grande movimento di risurrezione e di riconciliazione con la vita, coi valori più veri, e con Dio, è necessaria una grande alleanza tra quanti vogliono il bene dei nostri ragazzi. Siano benedetti coloro che si spendono per questo. Con invincibile speranza, direbbe Papa Benedetto.