Monta la protesta della comunità pakistana, che chiede un posto dove pregare e dove seppellire i propri morti. Lo ha ripetuto ieri sera l’imam Mofeed Ahmad, durante l’incontro in Provincia per presentare il sesto Rapporto sull’immigrazione a Prato 2008/09. La storia della moschea per i pakistani va avanti da anni: prima la colletta per raccogliere i 35mila euro per acquistare un fondo in via Filicaia; poi, a cose fatte, almeno a quanto racconta Mofeed, i controlli e la dichiarazione di inagibilità del fondo. “La moschea è una necessità per 3000 persone – sottolinea Mofeed, che da sei mesi aspetta una risposta dal Comune per la richiesta di sanatoria e ribatte “altrimenti faremo come a Milano, e porterò tremila persone cinque volte al giorno a pregare in piazza del Duomo”. Nel suo intervento l’assessore comunale alle politiche d’immigrazione Giorgio Silli, che parla di “necessità di affrontare le questioni in modo tecnico” e che sottolinea: “l’inagibilità era già stata decretata dalla giunta precedente”. Da parte sua l’imam di Firenze Izzedin Elzir, presidente dell’Unione comunità e organizzazioni islamiche italiane, riaccende i riflettori sul cimitero per seppellire i musulmani. Mentre l’assessore provinciale alle politiche sociali, Loredana Ferrara, lancia un monito: “trovare soluzioni adeguate e rispettose dei dettami della nostra Costituzione”. Le richieste dell’Imam hanno causato la reazione della Lega.
“La nostra è una città con radici cristiane e come tale va rispettata, cosa che non fanno nella comunità islamica – scrive la Lega in una nota – Non permetteremo che la nostra cultura venga destabilizzata da persone che non hanno il rispetto per le nostre tradizioni. Dovranno essere i cittadini a decidere se fare o meno una moschea per mezzo di un referendum” conclude la Lega.