Le indagini sul Mostro di Firenze ripartono da Prato sulle tracce di Rolf Reinecke titolare di un carbonizzo alla Briglia
A 30 anni dall’ultimo delitto e dopo le condanne in via definitiva ai compagni di merende Vanni e Lotti, le indagini sul Mostro di Firenze continuano e si intrecciano, di nuovo, con Prato.
Questa volta entra in scena uno dei mille personaggi collaterali alle terribili vicende che hanno terrorizzato per diciassette anni le campagne fiorentine. La scorsa settimana i Carabinieri del Ros sono stati in città per indagare su Rolf Reinecke, un tedesco che tra gli anni Settanta e Ottanta è stato socio di un carbonizzo alla Briglia. L’uomo, scomparso nel 1996 in Germania per un infarto all’età di 59 anni, era un personaggio eccentrico e misterioso ma ancora non sappiamo su quale pista si stiano concentrando gli inquirenti. Certo è, che questa persona, con le sue frequentazioni e i suoi comportamenti, è tornata al centro dell’attenzione della magistratura fiorentina, che ha dato mandato di interrogare anche a Prato coloro che lo hanno conosciuto per motivi di amicizia e di lavoro.
Reinecke è entrato a pieno titolo nelle vicende del Mostro nel 1983 perché fu lui a scoprire e a denunciare la sera di sabato 10 settembre i corpi dei due ragazzi tedeschi assassinati a Giogoli mentre si trovavano all’interno del loro pulmino Volkswagen. Si disse subito che quella volta l’assassino delle coppiette si era sbagliato, aveva scambiato uno dei due ventenni per una ragazza e per questo non aveva potuto procedere alle macabre mutilazioni che solitamente praticava sui corpi femminili uccisi. In quel periodo Reinecke abitava a Giogoli, nel Comune di Scandicci, in una porzione di Villa la Sfacciata che si trova a due passi dal prato dove furono freddati i due turisti. Il tedesco si era separato dalla moglie, la pratese Lucia Bartolini, appartenente ad una nota famiglia di industriali, ed era andato a vivere con la nuova compagna. I dipendenti del carbonizzo della Briglia lo descrivono come una persona molto particolare, amava la bella vita, aveva poca voglia di star dietro all’azienda e non la mandava a dire a nessuno. All’arrivo della polizia, la sera del ritrovamento dei due cadaveri, Reinecke cominciò a vantarsi con gli investigatori di essere un grande conoscitore di armi e così il passo per una perquisizione nella sua vicina abitazione fu breve. Nel suo appartamento furono ritrovati fucili e pistole non dichiarate e per questo finì sotto inchiesta e successivamente condannato per omessa denuncia di un fucile e perché non in possesso della licenza per collezionare armi. Anche se non è mai stato indagato nel processo sul Mostro di Firenze in quei giorni subì un lungo interrogatorio da parte dei pm Piero Luigi Vigna e Silvia Della Monica ai tempi titolari delle indagini. In uno dei tanti processi collegati agli omicidi furono ascoltati il figlio Marco, il cognato e la nipote che lo descrissero come una figura molto eccentrica, portava sempre occhiali da sole e preferiva le girate in Chianti alla vita di fabbrica in Valbisenzio.
Come detto, non sappiamo perché proprio oggi, nel luglio del 2015, si continui a indagare su di lui andando a interrogare coloro che lo hanno conosciuto. Ma come è avvenuto per tutti coloro che sono stati toccati dal sangue delle 16 vittime uccise dal Mostro, o dai Mostri, anche su di lui si sono accese le più improbabili fantasie. In una delle tante ricostruzioni sulla storia dei delitti che si trovano sul web c’è chi azzarda che Reinecke potesse trattarsi di un uomo al soldo dei servizi segreti tedeschi, ma ci sembra una ipotesi alquanto bizzarra. Un punto però rimane oscuro, nella sua deposizione al processo, il figlio Marco disse che al ritrovamento dei connazionali uccisi il padre si era molto allarmato perché possedeva una calibro 22, il modello famoso per essere l’arma del Mostro. Secondo questa testimonianza Rolf Reinecke consegnò quel tipo di pistola agli inquirenti per evitare sospetti, ma alla polizia giudiziaria non risulta di aver ricevuto quell’arma, né di averla ritrovata nel corso della perquisizione nella villa di Giogoli.
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