A volte è toccato al rinomato Brunello di Montalcino. Altre, ai filati griffati e ai marchi della moda del calibro di Gucci. Il fenomeno della contraffazione continua a tener banco in Toscana.
E’ proprio nell’ottica di tutelare l’eccellenza produttiva locale che Confartigianato Imprese Prato e Pistoia hanno unito le forze. Il risultato è “Etichetta Toscana”, un sistema per la certificazione e il controllo della filiera di produzione che consente alle aziende di monitorare i movimenti dei propri prodotti sul mercato, e ai consumatori di verificare l’origine territoriale dell’acquisto. Tutto, nell’ottica di scoraggiare le frodi e incentivare l’etica del lavoro.
“La richiesta dell’etichettattura – sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Prato Andrea Belli – è un’esigenza sempre più vera e sempre più diffusa. In Toscana è forse l’essenza del made in Italy per cui abbiamo il dovere, l’obbligo, anche se impegnativo, di portare avanti questo lavoro”.
Ed ecco come funziona il meccanismo informatico: ogni azienda comunica, attraverso un software, con il cervello operativo centrale chiamato “Infotrack”, deputato allo scambio trasparente di informazioni tra i soggetti della filiera. Il sistema rilascia inoltre al produttore un codice univoco di tracciatura che seguirà passo per passo il prodotto, mappandone gli spostamenti e segnalando i tentativi di falsificazione.
“Il consumatore finale sul prodotto può trovare un’etichetta, un logo, oppure un QrCode – spiega Stefano Pisaneschi della Info-Tech, l’azienda coinvolta nel percorso per la parte informatica -. Col proprio dispositivo mobile può facilmente leggere il codice in questione: a quel punto si apre una pagina web in cui l’utente può trovare le informazioni che cerca e osservare la mappa d’origine del manufatto a cui è interessato o che ha comprato”.
L’adesione al progetto è volontaria e a costi contenuti per le imprese. L’obiettivo è di coinvolgere, nel breve periodo, circa 50 realtà dislocate tra Prato e Pistoia: l’ambizione a superare i confini locali, ad ogni modo, c’è. E la necessità anche. In Italia si contano 15mila sequestri all’anno di prodotti contraffatti, con più di 60 milioni i pezzi – soprattutto scarpe, accessori e abbigliamento – ritirati dal circuito di vendita.
Giulia Ghizzani