Sgarbi contro tutti: “A me la direzione del Pecci o non metterò più piede a Prato se non per candidarmi a sindaco” – VIDEO


“E’ stato tolto ai pratesi il diritto di avere il migliore, cioè me, da parte di una commissione abusiva, che ha sconfessato l’opinione del sindaco, il quale mi voleva direttore del Pecci. O mi chiedono scusa e mi danno l’incarico, oppure non metterò più piede a Prato”. E’ un Vittorio Sgarbi battagliero quello che si è presentato in città, atterrato in elicottero a Firenze, per raccontare la sua verità sull’esclusione dalla rosa ristretta dei nomi tra cui sarà scelto il nuovo direttore del Pecci.
La “scrematura” tra i 38 candidati è stata compiuta dalla commissione esaminatrice composta da Fabio Gori in rappresentanza del Consiglio Direttivo del Museo, Patrizia Asproni (scelta dal Comune) e Pierluigi Sacco (espressione della Regione). Una terna ritenuta da Sgarbi non all’altezza di giudicarlo. Sgarbi ha confrontato il curriculum dei tre membri della commissione con il proprio: autore di 150 libri, curatore di 500 mostre in tutto il mondo, direttore di 5 musei, assessore alla cultura di Milano, sottosegretario alla cultura, sovrintenente ai beni culturali nazionali e sovrintendente speciale di Venezia. “Ringrazio i cittadini e in particolare il mio amico Francesco Perretta che mi ha chiesto di partecipare al bando del Pecci: se ci fosse un’elezione popolare sarei io il direttore”.

Poi Sgarbi si è detto pronto a ricorrere al Tar per una serie di irregolarità legate alla sua esclusione:  secondo il bando – ha fatto notare – la commissione doveva trasmettere i nominativi dei candidati ritenuti ammissibili, in base a creiteri di competenza ed esperienza. “Non è possibile dire che io non abbia questi requisiti, ragion per cui avrei dovuto essere compreso nella lista da sottoporre al Consiglio direttivo del Pecci. E’ solo a quest’ultimo – secondo quanto previsto dallo statuto del Museo e dallo stesso bando – che spetta la nomina del direttore artistico”.
Il noto critico d’arte contesta anche il nuovo criterio, quello della presenza quotidiana da assicurare, individuato dalla commissione nel restringere la rosa dei candidati.

“Avrei potuto avvalermi di un assistente che fosse presente tutti i giorni, sarei stato a Prato due o tre volte la settimana e avrei girato il mondo come fanno tutti grandi direttori di museo per avere portare artisti ed opere di alto livello. E’ un requisito stupido, che non era presente nel bando ed è un altro profilo per un ricorso al Tar così come la presenza di Fabio Gori sia all’interno della commissione esaminatrice, sia nel consiglio direttivo del Museo”. Nel bando è richiesto anche che i candidati non abbiano subito condanne penali definitive. Lei ha questo requisito? “Per fortuna ancora ci sono questioni per diffamazione pendenti all’Alta Corte europea e comunque non ci sono giudizi definitivi” – risponde Sgarbi.
Poi l’appello a Roberto Cenni: “Non mi interessano altri ruoli, come la guida di Palazzo Pretorio. Ma è nella facoltà del sindaco, che presiede il Pecci e ha la maggioranza nel Consiglio direttivo, sconfessare l’operato di una commissione abusiva e procedere alla nomina della persona che ritiene più titolata, cioè me. Altrimenti d’ora in poi mi fermerò a Travalle, a Calenzano. E il Pecci, che finora è stato famoso solo quando con esso ho polemizzato, continuerà ad avere mostre escrementizie, nella linea di un’arte contemporanea elitaria, vagamente mafiosa, volutamente impopolare, legata ad un filone che io non rappresento, perchè sono indipendente”. Infine l’ultima provocazione: “Se mi fanno arrabbiare, potrei candidarmi a sindaco di Prato”.

 Dario Zona

Nella foto, Vittorio Sgarbi mostra l’opera simbolo di una mostra sulla scultura italiana contemporanea che sarà inaugurata il 1 febbraio a Montevarchi. “L’autrice, Fatima Messana ha preso il mio modello popolare e creativo (l’epiteto “Capra!”, assieme alla posa del critico d’arte, ndr) e lo ha fatto diventare un’opera d’arte – spiega Sgarbi -. Potrò essere estraneo all’arte contemporanea se sono dentro un museo di arte contemporanea con un’opera che mi rappresenta?”  chiede polemicamente Sgarbi.

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