Da non riuscire più a dormire la notte al non poter più godersi il porgramma preferito in televisione senza alzare il volume, fino a essere costretti a tenere chiuse le finestre anche quando fa caldo e andare a lavorare con la stanchezza addosso, con conseguenze sia a livello psicologico che fisico. Così è peggiorata la vita dei residenti di via Ciulli da quando è entrato in funzione il Nuovo Ospedale di Prato. Sette famiglie nelle quali vivono anche dei bambini protestano contro il rumore insopportabile che arriva dalle turbine troppo rumorose che alimentano l’impianto di condizionamento e generatori elettrici. “E’ un rumore paragonabile a quello di un aereo a bassa quota – spiega Carla Meiattini – a quello del traffico si è aggiunto anche questo, fastidioso e continuo, che arriva dalla parte posteriore dell’ospedale, quindi in direzione delle nostre case”. La protesta è sfociata in un’azione legale dei cittadini di via Ciulli vittime dei disagi nei confronti della ditta costruttrice dell’edificio e dell’Asl, da cui pretendono il risarcimento danni. “Per le conseguenze all’udito molti di noi hanno dovuto rivolgersi a medici ed effettuare esami – sostiene Marco Gualtieri – non vogliamo più stare in queste condizioni e pretendiamo risposte: se l’ospedale non era ancora a norma senza gli adeguati interventi di insonorizzazione, perché è stato aperto?”. In seguito a un esposto, si è arrivati a un sopralluogo da parte dell’Arpat che a fine settembre ha eseguito delle rilevazioni all’interno delle abitazioni da cui sono emersi livelli acustici di valore tre volte superiore a quello ritenuto accettabile”
Come se non bastasse, al problema del rumore si sono aggiunti quello della cappa di fumo che si forma da sorgenti interne alla nuova struttura ospedaliera e del cattivo odore proveniente dai contenitori per la raccolta dei rifiuti speciali. “I cassonetti che si trovano proprio a ridosso della pista ciclabile sono quasi sempre pieni di rifiuti come una discarica a cielo aperto – fa notare Lucia Laschi – da cui proviene una puzza insopportabile che si avverte fino in fondo alla strada”. E poi c’è l’incognita fonti di fumo che sta spaventando i residenti della zona, i quali non credono si tratti di vapore acqueo. “Noi abbiamo la nebbia anche quando non c’è” afferma Carla. La colonna di fumo si addenserebbe in modo particolare nei pressi del civico 73, dove si rileverebbero casi di reazioni cutanee. “Mia figlia e mia nipote – racconta Rodolfo Patriaraca – sono state colpite da bruciore agli occhi e un fastidioso prurito, quindi riempite di bolle”. Intanto la prima udienza della causa, fissata per l’11 dicembre, è stata rinviata all’8 gennaio.
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